Preraffaelliti
Museo Civico San Domenico Forlì
Piazza Guido da Montefeltro
Nel 2024 la Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì ha proposto un appuntamento espositivo dedicato a un affascinante movimento artistico, quello dei Preraffaelliti.
Il nome esprime il rifiuto del “raffaellismo” e dei “raffaelliti”, la critica di ogni forma accademica, la contestazione del rigorismo formale della Royal Academy, così legata al classicismo dopo Raffaello. A metà dell’Ottocento, nel fatidico 1848, nell’Inghilterra vittoriana, nel pieno della Rivoluzione industriale, alcuni giovanissimi artisti – Dante Gabriel Rossetti, John Everett Millais, William Holman Hunt – radunati in una Confraternita, ardirono di cambiare il corso dell’arte. Se la spinta programmatica fu breve – nel 1853 era già terminata – lo sviluppo dei modelli fu pervasivo, il successo duraturo.
I Preraffaelliti cercavano la fedeltà alla natura, la visione pura della realtà delle cose; i loro colori erano vividi e schietti, quando il carbone delle ciminiere anneriva il cielo e le case. Cercavano nelle fonti letterarie l’ispirazione all’assoluto e la passione d’amore, mentre l’economicismo della Rivoluzione industriale mostrava una modernità contraddittoria e socialmente diseguale. Eppure non furono dei passatisti. La loro non fu né una rivoluzione conservatrice, né una rivolta reazionaria. Aprirono al Simbolismo e all’Art Nouveau. Furono la prima avanguardia, il primo movimento che avrebbe aperto la strada a esperienze poi così diverse e persino contrapposte del Novecento europeo.
Nel loro momento sorgivo sognarono di ripercorrere l’arte dei Primitivi, gli antichi maestri del Tre-Quattrocento italiano. Toscano soprattutto. Come in uno specchio, guardarono a Cimabue, a Giotto e ai giotteschi, a Beato Angelico e Benozzo Gozzoli, particolarmente al suo ciclo di affreschi nel Camposanto di Pisa, salvati alla memoria collettiva dalle incisioni di Lasinio all’inizio dell’Ottocento. Poi Cosimo Rosselli, Verrocchio e i due Lippi, Ghirlandaio, Piero della Francesca, Signorelli, Botticelli. Sopra tutti Botticelli, rivelato nuovamente agli occhi dell’Europa.
In Botticelli, dirà Adolfo Venturi nel 1921, sintetizzando quella che era stata la forma dei sentimenti e la crisi spirituale di un secolo, “una febbre di godimento e di vita, che cela un pensiero amaro, si riflette nelle forme agili, nervose, nei subiti languori del più sottile creatore d’immagini che la pittura fiorentina e italiana abbia avuto, del più raffinato poeta del Quattrocento toscano. Il mondo incantato dell’arte di Sandro, con lo splendore dei suoi apparati di velluto, d’oro e di fiori, col singolare nostalgico fascino dei suoi tipi umani e dei suoi ritmi di linee, chiude in sé i sogni di Firenze sul tramonto del Quattrocento, nella vigilia splendida di giorni di passione, del secolo di Michelangelo”. In quel linguaggio si erano riconosciuti tutti.
In un secondo tempo, il loro sguardo andò ampliandosi fino a comprendere in una rilettura formale rigorosa l’intero Cinquecento. Furono soprattutto gli artisti della seconda generazione a farlo. Rossetti, Morris, Burne-Jones, Leighton, Watts e un’intera schiera di pittori e scultori ripresero a far sintesi di gran parte dell’arte italiana: da Michelangelo ai leonardeschi, a Giorgione, a Veronese, a Tiziano.
Il mito dell’Italia e il primato di Firenze vissero a lungo fino a coinvolgere una terza generazione di artisti, in un arco temporale che dalla fine dell’Ottocento abbracciò i primi anni del Novecento. Alcuni protagonisti di quella fase si trasferirono a Firenze, dando vita ai “Circoli fiorentini”.
La loro fu anche una pittura al femminile. Donne dalla sensualità enigmatica, dalle passioni tristi, dalla bellezza sfuggente abitano il pensiero visivo e ossessivo di Rossetti, le immagini cristallizzate di Leighton, le storie incantate di Burne-Jones. Ma folta è altresì la schiera delle protagoniste femminili dell’arte, che contribuirono a dar vita all’estetica preraffaellita: da Elizabeth Siddal a Evelyn De Morgan.
Il mondo preraffaellita si nutrì di matrici letterarie contemporanee: da Wordsworth, a Keats, a Shelley, a Tennyson ad Allan Poe; e di modelli assoluti: da Dante a Boccaccio, a Shakespeare. Spesso ambientate in un Medioevo fantastico e leggendario, le loro opere echeggiano un mondo romantico e mitico; un mondo che rilegge la tradizione storica e dialoga con un passato riscoperto o ricreato, tale da legittimare il presente e le sue aspirazioni, i sogni e le proteste, le inquietudini e le nostalgie.
Quel che Henry James ha detto di Burne-Jones, in fondo si può dire per tutti: la loro fu “un’arte della cultura, del piacere intellettuale, della raffinatezza estetica, tipica di chi guarda al mondo e alla vita non direttamente, ma nel riflesso o nel ritratto adorno che nasce da letteratura, poesia, storia, erudizione”.
La mostra forlivese è stato un evento unico. Con oltre 300 opere è stata l’esposizione dedicata ai Preraffaelliti più grande mai realizzata. Essa ha ricostruito, attraverso prestiti eccezionali dai principali musei del mondo, l’intera vicenda delle tre generazioni di artisti che andarono direttamente sotto il nome, o si richiamarono allo spirito, dei Preraffaelliti. Un percorso unico, che va dalle loro radici ottocentesche dei Nazareni e di Ruskin alla loro eredità novecentesca.
Centrale, nell’esposizione ai Musei San Domenico, è stato il confronto diretto tra i maestri italiani dal Trecento al Cinquecento e questi moderni artisti. Il confronto col Rinascimento storico determinò questo nuovo Rinascimento. L’esposizione forlivese si chiudeva mostrando come i pittori e gli artisti italiani dell’ultimo Ottocento – da De Carolis a Sartorio – abbiano ritrovato le memorie della propria storia, rinnovando la loro identità anche attraverso il confronto con la lunga vicenda dei Preraffaelliti.
Ideata e realizzata dalla Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì in collaborazione con il Comune di Forlì, la mostra è stata curata da Liz Prettejohn, Peter Trippi, Cristina Acidini e Francesco Parisi; di Gianfranco Brunelli la direzione generale. Il progetto espositivo, a cura dello Studio Lucchi & Biserni, ha portato in Italia capolavori provenienti dalle più importanti istituzioni nazionali e internazionali. Il pregevole catalogo che accompagna la mostra è stato edito da Dario Cimorelli Editore.
La Visione degli Antichi
ApprofondisciSul Crinale della Storia
ApprofondisciRuskin e l’Italia
ApprofondisciLa nascita della Pre-Raphaelite Brotherhood (PRB)
ApprofondisciI Primi Protagonisti
ApprofondisciLa Fortuna dei Modelli
ApprofondisciBurne-Jones e il Mito dell’Italia
ApprofondisciL’Arte Condivisa. Morris & Co. E le Arti Applicate
ApprofondisciL’eredità della Confraternita e la Fascinazione di Botticelli
ApprofondisciUt pictura poësis. Rossetti e il suo Cenacolo
ApprofondisciLeighton tra Michelangelo e il Classicismo
ApprofondisciIl Venetismo di Watts
ApprofondisciIl Rinascimento come ispirazione
ApprofondisciFirenze visionaria: Stanhope, De Morgan
ApprofondisciL’ultima generazione
ApprofondisciIn arte libertas. La riscoperta dell’identità italiana
ApprofondisciOpere all'interno della mostra
I semi e i frutti della poesia inglese
Ford Madox Brown - 1845 – 1853, olio su tela. Oxford, Ashmolean Museum
La donna della finestra
Dante Gabriel Rossetti - 1870, gessetti colorati su carta. Bradford, Cartwright Hall Art Gallery
Ragazze greche che raccolgono ciottoli in riva al mare
Frederic Leighton - 1871, olio su tela. Colección Perez Simon, Long Island City, NY
I semi e i frutti della poesia inglese
Ford Madox Brown - 1845 – 1853, olio su tela. Oxford, Ashmolean Museum
La donna della finestra
Dante Gabriel Rossetti - 1870, gessetti colorati su carta. Bradford, Cartwright Hall Art Gallery
Ragazze greche che raccolgono ciottoli in riva al mare
Frederic Leighton - 1871, olio su tela. Colección Perez Simon, Long Island City, NY
La vedova romana
Dante Gabriel Rossetti - 1874, olio su tela. Museo de Arte de Ponce / The Luis A. Ferré foundation, Inc.
Aurora Triumphans
Evelyn De Morgan - 1886, olio su tela. Bournemouth, Russell-Cotes Art Gallery & Museum
Arazzi del Santo Graal - L'Armamento dei Cavalieri
Edward Burne-Jones, William Morris, and John Henry Dearle (designers), Morris & Co. (produttore, tessuto by Robert Ellis, John Keich, John Martin, and George Merritt) - progettato nel 1890-1893, tessuto nel 1898-1899, arazzo ad alto ordito con trama in lana e seta su ordito in cotone. Collezione privata