La fortuna dei modelli

«La PRB è ormai alla fine: Woolner è in Australia ad arrostire bistecche, Hunt strugge per la terra di Cheope; D.G. Rossetti sdegna lo sguardo del volgo…e alla fine il grande Millais raggiunge l’apice e può fregiarsi del titolo di socio della Royal Academy; non vi è nulla di nuovo: i fiumi sfociano nel mare, il frutto maturo cade dall’albero e la PRB si è estinta». Con queste parole, Christina Rossetti sancisce la fine della Confraternita, dopo soli cinque anni di vita, nel 1853.

Se le prime opere dei Preraffaelliti erano il frutto di una concezione dell’arte che privilegiava il principio ruskiniano della verità della natura: raffigurazioni minuziose e fedeli di luoghi reali o creduti tali, secondo un «realismo immaginativo»; una inquadratura ravvicinata del soggetto con una meticolosa resa tecnica del colore e delle superfici; sul finire degli anni Cinquanta dell’Ottocento, proprio nel momento in cui la Confraternita cede il passo allo sviluppo soggettivo dei singoli protagonisti, questo modello di pittura si afferma, fino a fare scuola.

Se il fenomeno preraffaellita, all’inizio della sua vicenda, può essere considerato soprattutto un fenomeno britannico, la sua affermazione corrispose da un lato ad una sedimentazione dei modelli formali e delle fonti ispirative (soprattutto letterarie), dall’altro ad un allargamento e approfondimento del confronto con l’arte europea e segnatamente italiana.

Pittori come Walter Howell Deverell, Charles Allston Collins, Joseph Noel Paton, Frederic William Burton, Arthur Hughes aderirono in maniera convinta al clima culturale e alla forma preraffaellita anche quando (come Collins) non fecero mai parte della Confraternita. La mostra espone qui una serie di capolavori che li rappresentano.

Dalla shakespeariana Twelfth Night (La Dodicesima Notte) di Deverell, alle raffigurazioni di Dante e Michelangelo di Noel Paton (ritratti quasi nella stessa posa esistenziale), a Convent Thoughts (1850-51) di Collins (che ispirò a John Ruskin una appassionata difesa del linguaggio dei Preraffaelliti), a Il primo sguardo di Faust a Margherita, del 1857 (tratto dall’opera di Christopher Marlowe), infine al The Rift Within the Lute (1861-62), di Arthur Hughes, che porta a compimento la lezione di Millais.