Ulisse. L’arte e il mito
Museo Civico San Domenico Forlì
Piazza Guido da Montefeltro
Il più grande viaggio dell’arte mai raccontato
Quanti Ulisse! E quante Odissee! Il protagonista dell’Odissea è il più antico e il più moderno personaggio della letteratura occidentale. Egli getta un’ombra lunga sull’immaginario dell’uomo, in ogni tempo. L’arte ne ha espresso e reinterpretato costantemente il mito. Raccontare di Ulisse ha significato raccontare di sé, da ogni riva del tempo e raccontarlo utilizzando i propri alfabeti simbolici, la propria forma artistica, attribuendogli il significato del momento storico e del proprio sistema di valori.
Dall’Odissea alla Commedia dantesca, da Tennyson a Joyce e a tutto il Novecento, di volta in volta, Ulisse è l’eroe dell’esperienza umana, della sopportazione, dell’intelligenza, della parola, della conoscenza, della sopravvivenza e dell’inganno. E’ “l’uomo dalle molte astuzie e “dalle molte forme”.
Dopo la Guerra di Troia, quando affronta le sue avventure nel viaggio del lungo ritorno, egli è già un personaggio famoso. Ma quel viaggio è anche la faticosa riconquista di sé, della propria identità, attraverso il recupero narrativo della sua vicenda alla corte di Alcinoo, attraverso la memoria del ritorno. Così come accade all’arte, che narra narrandosi, che racconta l’oggetto e la sua forma stilistica.
Domenico Beccafumi, Penelope
(1514; olio su tavola, Venezia, Pinacoteca Manfrediniana del Seminario Patriarcale)
La nuova grande esposizione ai Musei San Domenico di Forlì presenta oltre 200 opere tra le più significative di ogni tempo. Dall’antico al Novecento. Pittura, scultura, miniature, mosaici, ceramiche, arazzi e opere grafiche ricomprendono il viaggio di Ulisse come viaggio dell’arte.
Fin dall’antichità gli artisti non hanno cercato di illustrare in forma puramente didascalica l’intera Odissea. Se l’età arcaica privilegia gli episodi di Polifemo, di Circe, di Scilla e delle Sirene, l’età classica aggiunge gli incontri e i riconoscimenti: l’incontro con Tiresia, Atena, Nausicaa e Telemaco, il dolore e l’inganno della tela di Penelope, il riconoscimento della nutrice Euriclea, la strage dei Proci. L’ellenismo aggiunge l’incontro domestico e commovente con il cane Argo, l’abbraccio e il riconoscimento tra Ulisse e Penelope, l’arte romana infine, oltre a ripetere i modelli precedenti, raffigura, quale epilogo consolatorio, l’abbraccio tra Ulisse e il padre Laerte. L’arte antica non è interessata a mettere in scena il poema epico, quanto un uomo che attraverso le sue molteplici e dolorose esperienze ha imparato a conoscere se stesso.
Dante, che scrive 2000 anni dopo Omero, usa gli autori latini che sottolineano le qualità di Ulisse. Così nel canto XXVI dell’Inferno egli conferisce a Ulisse una nuova e diversa centralità. L’Ulisse di Dante non è spinto dalla nostalgia del ritorno, né, come l’Enea virgiliano, è mosso da una missione, egli è un viandante spinto dall’ardore “a divenir del mondo esperto / e de li vizi umani e del valore”, e si lancia “per altro mare aperto”, verso il “folle volo”.
Joseph Wright of Derby, Penelope disfa la sua tela alla luce di una candela
(1783; olio su tela, Los Angeles, J. Paul Getty Museum)
L’influsso di Dante sull’arte non riguarda solo codici e miniature, capitelli e disegni, ma giunge fino ad artisti come Botticelli e la sua rilettura illustrata della Commedia, Signorelli e Federico Zuccari, per poi immergersi in un lungo silenzio fino a William Blake e all’Ottocento. Mentre le narrazioni omeriche sopravvivono nei cassoni fiorentini dipinti del Quattrocento, che appartengono ancora al gusto epico-cortese, con pittori come lo Scheggia e Apollonio di Giovanni. Per rifiorire poi nei disegni e nelle opere di Filippino Lippi o del Parmigianino.
Le diverse interpretazioni della figura di Ulisse si fanno sentire anche nei cicli figurativi del Cinquecento, che si diffondono nelle regge e nei palazzi di mezza Europa. Con un carattere non solo illustrativo o decorativo, ma in una sintesi integrata tra valori formali e valori morali espressi da artisti quali Nicolò dell’Abate, Primaticcio fino alle tele di Beccafumi, Dossi, Spranger. In questo ambito Ulisse è l’uomo virtuoso che affronta e vince le prove, personali e pubbliche. Il Seicento di Rubens, Lorrain, Jordaens, Cornelis, tra natura e teatro ne raffigura e diffonde il mito fin nelle manifatture.
John W. Waterhouse, Circe invidiosa
(1892; olio su tela, Adelaide, Art Gallery of South Australia)
Col classicismo di Canova, Mengs e Füssli, il Settecento _ anche per la ripresa degli studi omerici e delle nuove scoperte archeologiche _ si mostra come un secolo omerico, mentre il romanticismo di Hayez avvia un ulteriore rinnovamento. Il XIX secolo ritrova nel mito del viaggiatore e del viandante (da Foscolo a Tennyson, dal Romanticismo a Nietzsche), qualcosa di odissiaco nel destino dell’uomo moderno. I Preraffaelliti, e in generale le inquietudini allusive del Simbolismo, attraverso le raffigurazioni di soggetti quali Calipso, Circe, Penelope o le Sirene vagheggiano la visione onirica di un mondo che oramai sfugge al desiderio di bellezza ed è sopraffatto dalla realtà quotidiana, ma non rinunciano a un contenuto artistico che trascenda l’esperienza ordinaria e porti l’esistenza quotidiana dell’individuo su un piano universale.
Il XX secolo _ sulla scorta dei capolavori letterari di Eliot, Kafka, Pascoli, Pavese, Primo Levi, Kavafis e soprattutto l’Ulisses di Joyce _ fa di Ulisse il prototipo dell’uomo contemporaneo: inquieto, alienato, irrimediabilmente diviso nel proprio io. Per questo più che un ritorno integrale al mito, al suo racconto, l’arte celebra ritratti isolati e parziali dell’eroe. Frammenti. Da Böcklin a De Chirico, da Savinio a Cagli, da Meštrović a Martini, assistiamo alla definizione di un’arte come ricerca e rappresentazione di un varco, di una via d’uscita possibile che altrimenti si nega all’eroe divenuto uomo.
L’Ulisse del Novecento non riesce di fatto a ritrovare Itaca. Il suo ricordo del ritorno si è perduto. E «scordare il ritorno», significa scordare la forma del proprio destino. Il viaggio attraverso un universo così straordinariamente ricco e diversificato, che questa mostra propone, consente di cogliere i tratti più caratteristici di singoli segmenti della tradizione figurativa, nonché il rispecchiamento della propria ricerca esistenziale tra poesia e storia.
Il concilio degli dei
ApprofondisciLa nave e il viaggio
ApprofondisciOmero e l'elaborazione del mito nell'antichità
ApprofondisciLa ripresa dei modelli antichi e l'eredità romana
ApprofondisciLe sirene del medioevo
ApprofondisciDante, inferno - XXVI Canto
ApprofondisciPer l'alto mare aperto. Dante e il superamento del mondo antico
ApprofondisciLa visione moralizzata del quattrocento
ApprofondisciLa virtù del principe. Ulisse e l'ideale rinascimentale
ApprofondisciUmane passioni e natura ideale nel mito seicentesco
ApprofondisciDei ed eroi. Le forme neoclassiche del mito
ApprofondisciIl canto delle sirene. Seduzione e morte
ApprofondisciDal romanticismo alle inquietudini simboliste
ApprofondisciIllustrare il mito
ApprofondisciNarrami, o musa
ApprofondisciOpere all'interno della mostra
1. Assemblea degli dei olimpici 2. Officina neo-attica da originale di Prassitele
1. Pieter Paul Rubens 2. Ostia, Museo del Parco Archeologico di Ostia Antica - 1. 1602-1603, olio su tela. Praga, Pinacoteca del Castello 2. I secolo a.C., marmo grechetto. Ostia, Museo del Parco Archeologico di Ostia Antica
Statua di Atena
Arte romana - II secolo d.C., copia romana da un originale greco, marmo pario. Napoli, Museo Archeologico Nazionale, Collezione Farnese
Giove
Arte romana - seconda metà del II - inizi del III secolo d.C., marmo bianco. Terracina, Museo della Città
1. Assemblea degli dei olimpici 2. Officina neo-attica da originale di Prassitele
1. Pieter Paul Rubens 2. Ostia, Museo del Parco Archeologico di Ostia Antica - 1. 1602-1603, olio su tela. Praga, Pinacoteca del Castello 2. I secolo a.C., marmo grechetto. Ostia, Museo del Parco Archeologico di Ostia Antica
Statua di Atena
Arte romana - II secolo d.C., copia romana da un originale greco, marmo pario. Napoli, Museo Archeologico Nazionale, Collezione Farnese
Giove
Arte romana - seconda metà del II - inizi del III secolo d.C., marmo bianco. Terracina, Museo della Città
Statua di Ares tipo “Ares Borghese”
Arte romana - seconda metà del I sec. d.C., marmo nero antico. Firenze, Gallerie degli Uffizi, Galleria delle Statue e delle Pitture
Ritratto di Omero tipo “ellenistico cieco”
Arte romana - seconda metà del II secolo d.C., marmo. Roma, Musei Capitolini (a sinistra) Napoli, Museo Archeologico Nazionale (a destra)
Hydria con accecamento del Ciclope Polifemo
Pittore dell’Aquila - 530-520 a.C., terracotta con decorazione a vernice nera e particolari graffiti. Roma, Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia
Scultura funeraria di Sirena
Arte greca - 330 - 320 a.C., marmo pentelico. Atene, Museo Archeologico Nazionale
Urna con “Ulisse e le sirene”
Arte etrusca - metà del II secolo a.C., alabastro policromo. Firenze, Museo Archeologico Nazionale - Polo Museale della Toscana 4
Anfora attica con “Odisseo e Nausicaa”
Pittore di Nausicaa - 440 a.C. circa, terracotta a figure rosse. Monaco di Baviera, Staatliche Antikensammlung und Glyptothek
Statua della cosiddetta “Penelope”
Arte romana - I secolo d.C., marmo. Città del Vaticano, Musei Vaticani
Approdo della flotta di Ulisse nel paese dei Lestrigoni e incontro degli esploratori con la figlia del re. Inizio della carneficina dei Greci operata dai Lestrigoni
Arte romana - metà del I secolo a.C., affresco staccato. Città del Vaticano, Musei Vaticani
Busto del ciclope Polifemo
Arte romana - seconda metà del II secolo d.C., marmo lunense. Torino, Musei Reali - Museo di Antichità
Statuetta di Ulisse
Arte romana - II secolo d.C., marmo. Città del Vaticano, Musei Vaticani, Museo Chiaramonti
Statua di fanciulla panneggiata (Circe?), con tre piccole statue di maialini
Arte romana - 14-37 d.C., copia di età tiberiana da originale ellenistico, marmo. Sperlonga, Museo Archeologico Nazionale e Area Archeologica – Polo Museale del Lazio
Afrodite cosiddetta Callipige
Arte romana - II sec. d.C., marmo bianco. Napoli, Museo Archeologico Nazionale
Sirena bicaudata
Artista ravennate - 1213, mosaico pavimentale, materiale lapideo e paste vitree. Ravenna, Basilica di San Giovanni Evangelista
Cofanetto rettangolare decorato con placchette raffiguranti la “Storia di Paride”
Bottega “a tratteggi” (Italia settentrionale) - secondo quarto del XV secolo, legno, osso naturale e colorato e corno. Ravenna, Museo Nazionale di Ravenna - Polo Museale dell’Emilia Romagna
La comedia di Dante Alighieri con la nuova esposizione
Alessandro Vellutello – Malebolge - 1544, xilografia. Chiusi della Verna, Santuario della Verna, Cod. 5.4, 22
Dante e Virgilio incontrano Ulisse (Inferno, Canto XXVI)
Miniatore lombardo o veronese - ottavo-nono decennio del XIV secolo, pagina miniata da Dante Alighieri, Commedia. Venezia, Biblioteca Nazionale Marciana, cod. Ital. IX, 276, c. 19r
Dante e Virgilio si rivolgono alle fiamme dell’ottava bolgia (Inferno, Canto XXVI)
Maestro delle Vitae Imperatorum - 1440 circa, pagina miniata da commento dell’Inferno dantesco. Imola, Biblioteca Comunale, ms. 76 (ex 32), c. 21v
Dante e Virgilio incontrano le anime sotto forma di fiammelle (Inferno, Canto XXVI)
Pacino da Bonaguida (bottega) - 1340-1355, pagina miniata da Dante Alighieri, Commedia. Firenze, Biblioteca Nazionale Centrale, cod. Palatino 313, c. 63v
Il naufragio della nave di Ulisse (Inferno, Canto XXVI)
Miniatore fiorentino - 1390-1400 circa, pagina miniata da Dante Alighieri, Commedia. Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, ms. lat. 4776, c. 92r
Trionfo della Castità
Liberale da Verona (Liberale Bonfanti) - 1480-1485, dipinto su tela incollata su tavola, pastiglia dorata. Verona, Museo di Castelvecchio