Molte, negli anni, sono state le trasposizioni televisive e cinematografiche del mito di Ulisse, un racconto che si presta facilmente ad essere affrontato con diverse forme e linguaggi.
Facciamo un rapido excursus in ordine cronologico.
Il primissimo lungometraggio risale al 1911, “L’Odissea”, un film muto firmato da Giuseppe De Liguoro, diviso in tre parti: il “Prologo”, le “Avventure” e il “Ritorno ad Itaca”. Per la pellicola successiva bisognerà aspettare quarantatré anni con “Ulisse” di Mario Camerini, un vanto del cinema made in Italy interpretato, tra gli altri, da Kirk Douglas, Silvana Mangano e Anthony Quinn.
Passando alla televisione, la prima comparsa de “L’Odissea” avviene nel 1968, con la regia di Franco Rossi e l’interpretazione di Bekim Fehmiu e Irene Papas, una delle rappresentazioni più fedeli ed integrali del poema omerico. Nel 1997 è il turno di Armand Assante nel ruolo di Ulisse in un film per la tv dal titolo, ancora una volta, “L’Odissea”.
Per sottolineare la duttilità e l’apertura delle tematiche del mito anche nei confronti di fette più variegate di pubblico, occorre citare il cartone animato prodotto dalla Rai nel 2012 dal titolo “Ulisse. Il mio nome è Nessuno” dedicato agli spettatori più piccoli e, infine, due rappresentazioni parodistiche: quella messa in scena dal Quartetto Cetra nel 1964 all’interno di “Biblioteca Studio Uno” e il musical comico diretto da Beppe Recchia nel 1991 con Andrea Roncato, Moana Pozzi, i Gatti di Vicolo Miracoli e una lunghissima serie di comici e volti della tv.
C’è poi tutta una parte di mondo cinematografico, indirettamente collegato all’Odissea, altrettanto interessante da esplorare. Prendiamo il termine “odissea” in senso figurato. L’enciclopedia Treccani ce lo presenta come “un lungo seguito di peripezie, di casi avventurosi, di disgrazie”, aggiungiamo noi: “con una decisa crescita personale del protagonista, una costante nostalgia di ciò che si è lasciato e la bramosia del ritorno a casa”. Ecco allora che questa definizione ci fa tornare alla mente tantissime storie con le quali siamo entrati in contatto nella nostra vita. Storie che, analizzate, sembrano vere e proprie odissee con moderni e variegati Ulisse catapultati in avventure di ogni tipo, impegnati ad affrontare nemici e pericoli sempre nuovi, maturando esperienza e covando costantemente dentro sé il desiderio di ricongiungersi con ciò che si è lasciato all’inizio dell’avventura.
Ecco qualche film, molti tratti da libri, che rappresentano, a pensarci bene, efficaci odissee e che meritano di essere visti o rivisti in questo periodo, alla ricerca di parallelismi efficaci con la nostra mostra.
Alice nel paese delle meraviglie (1951)
Uno dei racconti più famosi e fantasiosi della storia della letteratura prima, e del cinema poi, è quello che porta la giovane Alice nel Paese delle Meraviglie. Un viaggio immaginario ed incantato durante il quale la protagonista incontra creature fantastiche pronte ad aiutarla o a metterle i bastoni tra le ruote come il riflessivo Brucaliffo, l’arrembante Capitan Libeccio, i gemelli Pinco Panco e Panco Pinco, la temibile Regina di Cuori e, ovviamente, il criptico Stregatto. L’obiettivo di Alice è sempre e solo uno: tornare a casa propria, lungo le sponde del fiume dove ha inseguito il Bianconiglio, e riabbracciare il proprio gattino Oreste. Per fare questo è pronta a mettersi alla prova, superando prove complicate e surreali, che la porteranno ad una notevole crescita personale, in termini di esperienza… ma anche di statura! È molto probabile che lo scrittore e matematico Lewis Carroll, autore di “Le avventure di Alice nel Paese delle Meraviglie” nel 1865, fosse appassionato del mito di Ulisse, tanto da immaginarsi un personale viaggio omerico, sostituendo Odisseo con una più moderna ragazzina inglese dell’età vittoriana.
Il Mago di Oz (1939)
Lasciamo l’Inghilterra per raggiungere il Kansas, dove troviamo una nuova protagonista femminile di giovane età, trasportata improvvisamente da un tornado nella Terra dei Mastichini. È qui che Dorothy intraprende il viaggio alla ricerca del Mago di Oz, l’unico che la possa aiutare a tornare a casa. Come accade ad Alice, anche Dorothy è costretta ad affrontare nemici surreali e fantastici con l’aiuto di improbabili compagni di viaggio, pronti ad affiancarla per crescere con lei ed arrivare a completare le mancanze che la vita ha loro imposto: lo Spaventapasseri, il Taglialegna di latta e il Leone codardo. Il romanzo di L. Frank Baum è del 1900, successivo, quindi, a quello di Lewis Carrol. Le dinamiche sono simili e, innegabilmente, sono riconoscibili i caratteri dell’Odissea: il viaggio, la volontà di tornare a casa, le avversità risolte razionalmente e la crescita personale del protagonista e del proprio “equipaggio”.
Pagemaster (1994)
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Parliamo ora di un film d’animazione, ingiustamente poco noto: “Pagemaster – L’avventura meravigliosa”, con protagonista Macaulay Culkin nei panni di Richard, un bambino “cervellone”, oggi si direbbe “nerd”, di 10 anni. Per fuggire da un temporale Richard si rifugia in una biblioteca, dove viene, letteralmente, sommerso da un mondo fantastico in cui gli abitanti sono i protagonisti dei romanzi più celebri della storia. È in questo ambito, dove si mescolano realtà e letteratura, che incontra il Dr. Jekyll prima e Mr. Hyde poi, il Capitano Achab e Moby Dick fino ad essere catturato da Long John Silver e la sua ciurma.
È un viaggio all’interno della conoscenza, alla ricerca di una “via d’uscita” dalla biblioteca e del ritorno a casa dalla propria famiglia, meta raggiungibile solo affrontando i più temibili antagonisti che le migliori penne hanno saputo creare. Esattamente come accade ad Ulisse, costretto a battersi con le peggiori insidie che la mitologia e l’epica hanno raccontato, per fare ritorno ad Itaca, non senza fatica.
Il signore degli anelli (2001 – 2003)
Ripercorrendo i viaggi di Ulisse, forse, il primo racconto “moderno” a venire in mente è quello di Frodo e la sua compagnia ne “Il signore degli anelli”. Le creature e i nemici affrontati nelle storie di Tolkien riprendono molto della mitologia: giganti, maghi, mostri marini fanno pensare che la trilogia possa essere stata scritta centinaia di anni fa, quando invece la prima edizione risale al 1954.
Allontanandoci dai mondi immaginari e irreali raccontati in questi primi titoli, è giusto citare odissee più moderne, probabilmente più poetiche, metaforiche e meno eroiche, ma altrettanto efficaci nel restituire la crescita del protagonista.
Forrest Gump (1994)
Gravi problemi di postura, un disturbo cognitivo, la guerra in Vietnam, la morte dell’amico Bubba, l’amore non corrisposto per Jenny. Queste sono alcune delle difficoltà che ha dovuto affrontare Forrest Gump, un americano uomo-medio dell’Alabama, che tuttavia non gli hanno impedito di diventare un imprenditore di successo, una stella del football americano, il primo statunitense ad essere ospitato in Cina (grazie al ping pong), ad aver incontrato personaggi famosi (diversi presidenti americani e John Lennon) e ad aver corso a piedi per tutta l’America, coast to coast.
L’odissea di un uomo moderno qualunque che, volontariamente o meno, ha fatto la storia del proprio paese con in mente un unico fisso pensiero: la propria casa di Grennbow in Alabama e l’amata Jenny.
I sogni segreti di Walter Mitty (2013)
Concludiamo con l’ultimo film, anche in ordine cronologico, di questa rassegna.
Il protagonista, Walter Mitty, è l’opposto di Ulisse: un uomo ordinario che vive la propria vita passivamente, sopportando le angherie dei colleghi e perdendosi spesso e volentieri nelle proprie fantasie. Ma ad un certo punto, all’improvviso, la sua natura cambia. Non riuscendo a trovare un negativo da sviluppare per il proprio lavoro, parte per un lungo viaggio alla ricerca del fotografo che ha scattato la foto in questione.
È qui che avviene il cambiamento, la sua natura muta proprio nel momento in cui decide di uscire dalla condizione di attesa nella quale ha sempre vissuto per partire, passando dalla Groenlandia all’Islanda, alla ricerca del fotografo che potrebbe scongiurargli il licenziamento.
Quello che trova alla fine del viaggio, però, non è la certezza del lavoro, ma una nuova consapevolezza di sé abbandonando una volta per tutte il Walter Mitty passivo del passato per sposare una nuova intraprendenza che solamente la potenza emotiva del viaggio gli ha garantito. Un vero Ulisse della modernità, per il quale la vera impresa è uscire dall’alienazione quotidiana delle grandi città per conoscere veramente il proprio posto nel mondo.
Questi sono solo alcuni esempi di Odissee, probabilmente ne abbiamo tralasciate alcune e certamente molte altre ne verranno raccontate.
Le odissee sono parte dell’immaginario collettivo da migliaia di anni perché, d’altronde, Ulisse siamo tutti noi, tutti viviamo la nostra personale Odissea, maturando ed affrontando pericoli e nemici più o meno mostruosi, tutti i giorni, alla continua ricerca di un modo per tornare a casa.
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