Il Ritratto dell’Artista
Museo Civico San Domenico Forlì
Piazza Guido da Montefeltro
Nello specchio di Narciso.
Il volto, la maschera, il selfie
Il primo è stato Narciso, che guardandosi nello specchio dell’acqua ha conosciuto il proprio volto. Il primo autoritratto. Poi è arrivato il selfie.
Nei secoli, ritrarre il proprio volto, la propria immagine è stato – per ogni artista – una sfida, un tributo, un messaggio, una proiezione, un esercizio di analisi profonda che mostra le aspirazioni ideali e le espressioni emotive, ma che rivela anche la maestria e il talento.
Poi serve uno specchio. Timore, prudenza o desiderio, persino bramosia di guardarsi. Allegoria di vizi e virtù.
Nell’autoritratto il pittore si sdoppia nel duplice ruolo di modello e di artista. L’occhio si posa sull’immagine riflessa per ritrarsi e l’immagine ritratta è un alter da sé ed è un sé. Spesso ne viene fuori una maschera. Personaggio più che persona. Per molti artisti è così, dal Seicento al Novecento.
Ma il ritratto non sempre è da solo. Il ritratto dell’artista non è l’immagine scura di uno che ti guarda. L’artista recita, si mette in mezzo, sbuca da una sua opera che parla d’altro: in mezzo a un racconto mitologico, a una storia sacra, a un evento storico. Come fanno Botticelli, Perugino, Dürer, Hayez e molti altri.
Nudo o vestito, truccato o travestito, sorridente o malinconico, attraverso l’immagine di sé, l’artista rintraccia il proprio mondo interiore, il significato della propria arte, l’unicità del proprio stile. Per questo non è necessario ritrarsi interamente, basta un volto o un piede.
Ciò che rende così affascinante e quasi irrinunciabile l’autoritratto agli occhi degli artisti – e non solo – è la sua capacità di sostituirsi interamente alla persona di cui è copia. L’immagine funziona da doppio del soggetto, come nel mito di Narciso ripreso da tutta la storia della pittura e della letteratura fino ad approdare, nel Novecento, alla psicoanalisi freudiana.
Il ritratto dell’artista è un autografo esistenziale. Segno, traccia, memoria, riflesso da tradurre in un’immagine definitiva, giocata nel tempo, contro il tempo, oltre il tempo.
La mostra è composta da oltre 200 capolavori, provenienti da collezioni da tutta Europa, fra i quali: Gallerie degli Uffizi e Museo del Bargello di Firenze, Galleria Doria Pamphilj, Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma, Gallerie Nazionali d’Arte Antica di Roma, Pinacoteca Nazionale di Bologna, Biblioteca Apostolica Vaticana, Accademia Carrara di Bergamo, Musei Reali di Torino, Mart di Rovereto, Musée d’Orsay e Musée Moreau di Parigi, Galerie Belvedere di Vienna, Fine Arts Museum of Budapest, Musée des Beaux-Arts de Strasbourg, Kunsthalle di Brema, Museo de Arte de Ponce di Puerto Rico, Denver Art Museum e tanti altri.
Opere all'interno della mostra
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Maschera maschile della Commedia Nuova
- Prima metà III secolo a.C. Lipari, Parco Archeologico Isole Eolie - Museo Luigi Bernabò Brea
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La Pittura regge l'autoritratto del pittore
Gian Domenico Cerrini - 1656 – 1657. Bologna, Pinacoteca Nazionale