Ut pictura poësis. Rossetti e il suo cenacolo

Diviso tra due vocazioni, quella di poeta e quella di pittore, Dante Gabriel Rossetti condivise con gli altri Preraffaelliti la passione per la poesia, sia quella romantica contemporanea – da Keats a Shelley, da Browning a Tennyson – sia quella di Dante, Chaucer e Shakespeare.

Fin dal 1856, John Ruskin rilanciò la teoria della corrispondenza tra le due arti, secondo la quale la parola equivale al dipingere mentre le arti visive possono narrare storie. In seguito, rifacendosi alla formula oraziana ut pictura poësis, Walter Pater sosterrà che dalla loro stretta interazione le due arti avrebbero acquisito nuova forza l’una dall’altra e concludeva con una riflessione relativamente alle sensazioni suscitate da questo intreccio che – a suo dire – contribuiva a porre lo spettatore al centro dell’esperienza estetica. Guidato dalla narrazione, dalla linearità verbale del discorso, infatti, il fruitore dell’opera veniva invitato a completare l’immagine del quadro con “l’occhio della mente”.

Su questa linea Rossetti aveva inteso poesia e pittura in quanto forme diverse della medesima esigenza espressiva: un “double work of art”. Ma se aveva consacrato la sua prima produzione al culto di Dante (e in pittura alla linea che da Filippo Lippi va a Botticelli), alla fine degli anni Cinquanta il pittore aprirà a nuove suggestioni visive e letterarie. Prenderanno allora vita una serie di immagini femminili, associate a un tipo di bellezza imponente, sensuale, distante, che induce alla contemplazione oltre al desiderio. Se nel Ritratto di Louisa Ruth Herbert l’artista fissa un nuovo ideale di bellezza, sontuosa e opulenta, sperimentando la lezione appresa dai pittori veneti (Bellini, Tiziano, Giorgione, Palma), con il celebre Bocca Baciata ne esplora le possibilità espressive in un gioco di assonanze letterarie. Il titolo fa riferimento al verso finale di una novella del Decameron di Boccaccio: “Bocca baciata non perde ventura, anzi rinnova come fa la luna”. Questa nuova ricerca ebbe grande influenza anche sugli altri artisti, come dimostra la copia dell’opera qui esposta – a lungo considerata originale – compiuta da Charles Fairfax Murray, figura chiave nelle relazioni tra il mondo dell’arte inglese e quello italiano, o la Isotta con il filtro d’amore di Frederick Sandys.

In un’evocativa corrispondenza tra parola e immagine, si colloca anche Fair Rosamund (‘Rosa mundi’). Alla morbidezza vellutata del pastello è affidato l’erotismo del corpo nudo della versione qui esposta della Venus Verticordia, antica dea dell’amore. L’intensa relazione con Jane Morris condiziona i suoi lavori più tardi, come La donna della finestra, un soggetto tratto dalla Vita Nova di Dante – a cui allude il verso “color d’amore e di pietà sembianti” posto sul parapetto – ma di chiaro significato autobiografico. Nel dipinto a olio, uno dei suoi lavori più importanti, si riconosce il debito col Ritratto di Smeralda Bandinelli, riferita a Botticelli. Rossetti era convinto che Smeralda fosse la modella della Primavera e credette si trattasse di un’amica dell’autore. Con un transfert, che ha un che di straordinario, stabiliva così una relazione tra Jane Morris, Smeralda e la donna alla finestra di Dante, e implicitamente si identificava nel grande pittore e nel sommo poeta.