L’ultima generazione
L’ultima generazione fu consapevole del lascito ricevuto in eredità, anche se la gamma dei loro riferimenti stilistici era molto più ampia. Viva era la passione per la pittura del Rinascimento italiano, (in particolare per Botticelli e Piero della Francesca), nella quale riconobbero una potente fonte di ispirazione per rifondare l’arte moderna del Novecento.
Frank Cadogan Cowper aveva studiato alla Royal Academy Schools dal 1897 al 1902. L’incontro con Edward Burne-Jones segnerà la folgorante carriera del disegnatore Aubrey Beardsley, che saprà far rivivere i modelli preraffaelliti nel modernismo internazionale. Appena dopo la sua nomina ad Associate della Royal Academy di Londra, tra il 1881 e il 1884 Frank Dicksee avrebbe visitato l’Italia, fermando nei suoi disegni le vedute di Firenze e Verona, insieme a dettagli architettonici medievali ed armature che poi sarebbero serviti come studi dei dipinti, tra i quali Romeo and Juliet (1884). La scoperta dei pittori primitivi durante il viaggio italiano nel biennio 1891-1892 avrebbe impresso una nuova direzione artistica anche sulla ricerca di Thomas Cooper Gotch verso un simbolismo di matrice quattrocentesca che aspirava a raggiungere quella “bellezza che si trova oltre la mera realtà”.
Nel 1910 Charles Ricketts scrisse un testo autorevole su Tiziano, continuando a riproporre la sua pittura neo-veneta in una lunga serie di ritratti e di dipinti allegorici fino al terzo decennio del secolo. Con il suo socio e amico di sempre, Charles Shannon, raccolse una notevole collezione di opere d’arte, che contribuirono a ispirare la sua attività di designer di gioielli e illustratore di libri.
Amici di Oscar Wilde – Ricketts fu anche illustratore delle sue opere – insieme diedero vita alla rivista “The Dial”, nella quale confluirono suggestioni del preraffaellismo inglese e simbolismo francese in un estremo tentativo di combinare l’arte antica con le più moderne forme espressive della grafica contemporanea.