Sul crinale della storia

Rileggere il passato. Rinnovare l’arte

All’inizio, il rapporto tra i giovani della Confraternita Preraffaellita e l’arte italiana, è mediato più che da una conoscenza diretta dell’arte italiana dalla visione e dallo studio delle incisioni e dalle riproduzioni dei Primitivi. Tutto prende avvio da un clima culturale, da una visione generale che si fa tendenza consapevole, ricerca progressivamente nitida di una propria identità espressiva, più che da un confronto immediato.

L’altra radice, l’altro influsso proviene dalla comunità artistica dei Nazareni, un folto gruppo di pittori tedeschi, proveniente dall’Accademia di Vienna che agli inizi dell’Ottocento si trasferirono a Roma. Il capolavoro di Joseph von Führich, Giacobbe incontra Rachele tra le greggi di suo padre, è esemplificativo.

La presenza dei Nazareni in ambito inglese costituisce una formidabile premessa dalla quale prenderà le mosse la generazione preraffaellita. Entrambi i movimenti guardano a un passato “primitivo”, coltivando un intento secessionista – talora più morale che formale – rispetto alla cultura dominante.

Figura centrale in questa trasmissione del sentire nazareno alla cultura inglese è l’artista scozzese William Dyce (1806 – 1864), egli fu il precursore e poi il prosecutore dei Preraffaelliti. Egli rimane colpito dal disegno nitido, dalla grazia formale e non retorica, dalla trasformazione del dato formale in sentimento spirituale, che vede negli affreschi, di ispirazione dantesca, che Overbeck ha lasciato al Casino Massimo a Roma.

Dai Nazareni, Dyce apprende l’uso dei colori lucenti, la resa della superfice patinata, lo studio dei particolari, i riferimenti naturali, ma in una chiave sintetica che rimanda a un ideale di grandiosità della figura che va oltre la dimensione stessa della tela, come nella scena del Compianto sul Cristo morto (1835) e ne La vergine con il bambino (1845).

Meno ricordata ma certamente importante è anche la mediazione di John Rogers Herbert. Amico di Dyce e di Pugin, fu anch’egli incaricato, come molti della sua generazione, di affrescare una parte del nuovo palazzo di Westminster. Dell’affresco Herbert realizzò anche il dipinto Re Lear disereda Cordelia, qui esposto in mostra. Il riferimento alla tragedia shakespeariana introduce anche quel legame fondativo che l’arte britannica ha con le memorie letterarie.

The Gothic Revival

Per reazione alla tradizione neoclassica, gli architetti e decoratori inglesi hanno ridato prestigio, sin dagli anni Trenta del XIX secolo, all’arte delle cattedrali gotiche. Questo movimento, chiamato Gothic Revival, caratterizza l’intera epoca vittoriana (qui raffigurata dal capolavoro di Edwin Lanseer, La regina Vittoria e il principe Alberto), e conosce un rilievo che non ha eguali in Europa.

In pieno sviluppo industriale, la grande passione per l’epoca gotica, vista come una società esemplare in cui le arti fiorivano in uno spirito mistico e fraterno, si contrappone agli effetti degradanti prodotti dall’industrializzazione. Lo sviluppo maggiore si ha, oltre che in architettura, nella pittura di illustrazione (esemplare l’acquerello Fonthill Abbey di Charles Wild) e in letteratura con Walpole e Walter Scott.

Augustus Welby Northmore Pugin (1812-1852) primo fra tutti, riscopre nell’arte gotica il principio di uno profondo connubio tra arte, artigianato e tecnica. I suoi principali trattati di architettura e di ornamentazione, tra cui Floriated Ornament (1849), eserciteranno un influsso notevole sugli artisti del movimento Arts and Crafts. Le magnifiche decorazioni del Parlamento di Londra sono la migliore testimonianza della straordinaria maestria raggiunta da quest’artista nel campo decorativo.

William Burges (1827-1881), di cui si possono qui ammirare i raffinati gioielli, è l’unico a realizzare, nella sua completezza, il sogno di un Medioevo ricreato: l’ambizioso progetto che Burges elabora per il Castello di Cardiff dà un’immagine, vivida e pittoresca, di questa visione tipicamente vittoriana.

Il Gothic Revival estende la ripresa dello stile Medievale dal religioso anche ai grandi edifici pubblici ed è ampiamente utilizzato dalle grandi manifatture artistiche e industriali fino agli anni Ottanta del XIX secolo.

Alle grandi realizzazioni architettoniche di George Gilbert Scott (Foreign Office, 1858-1866), Alfred Waterhouse (Municipio di Manchester, 1867-1877) e George Edmund Street (Law Courts, 1867-1882), che si impongono non senza aspri dibattiti, rispondono i numerosi modelli di arredo di John Pollard Seddon (1827-1906) e Bruce James Talbert (1838-1881), dove forme ed ornamenti ricavati sulla base di schemi geometrici si prestano perfettamente ad un’ampia diffusione commerciale.