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Ruskin e l’Italia

John Ruskin, scrittore, poeta, pittore, critico d’arte tra i maggiori dell’Ottocento britannico, amò profondamente l’Italia, la sua gente, i suoi paesaggi, la sua storia, la sua arte. Viaggiatore instancabile, esplorò ogni angolo d’Europa, ma nessuna meta fu per lui più ambita e emozionante dell’Italia, nonostante lo stato di incuria e di degrado nel quale versava il patrimonio artistico italiano. L’Italia è per lui un ideale.

Nel 1832, al compimento del suo tredicesimo anno, riceve in regalo la raccolta poetica di Samuel Rogers intitolata Italy, illustrata con le incisioni di William Turner. L’anno seguente mette per la prima volta piede in Italia e, nel 1835, si reca a Venezia, meta di numerosi suoi successivi soggiorni. Nel 1845, ottenuto il permesso di viaggiare da solo, intraprende un luogo tour che, partendo dalla Toscana (Lucca e Pisa le città più amate) e passando per Milano e Verona, lo conduce fino a Venezia, dove sosta per la preparazione del secondo volume di Modern Painters (Pittori moderni).

Più tardi fa due volte ritorno a Venezia – dal 1849 al 1850 e di nuovo dal 1851 al 1852 – per effettuare ricerche storiche e studiare l’architettura in vista della pubblicazione dei tre volumi di The Stones of Venice (Le pietre di Venezia). Nei vent’anni successivi torna occasionalmente in Italia: nel 1862 con Edward Burne-Jones e, nel 1869, di nuovo a Venezia, nello stesso periodo in cui vi soggiorna William Holman Hunt. Negli ultimi anni di vita, fino al 1888, torna anche a Roma e in Toscana. Più ancora di Venezia, Verona gli sembra incarnare ‘il destino e la bellezza’ del nostro Paese: per i suoi monumenti romanici e gotici, ma anche per il colore delle sue pietre.

Molte delle idee che illustra nelle sue opere sono il frutto di questi numerosi viaggi in Italia, da cui trae la consapevolezza di una profonda connessione tra fede, economia, arte e vita quotidiana. Il che lo porterà a maturare l’ideale – espresso nel 1860 nel volume Unto this Last (Fino all’ultimo) – di una società più giusta e armoniosa.

I preraffaelliti conosco bene gli scritti di Ruskin, e in modo particolare i primi due volumi di Modern Painters, in cui l’autore esalta le opere che sono in grado di esprimere in modo autentico l’umano e l’umanità, bandendo ogni concettualismo, ogni teatralità e convenzione accademica.

Dopo il 1850, Ruskin diventa il portavoce e il principale fautore del movimento preraffaellita, che considera la scuola artistica ideale per una nazione protestante e una fucina di virtù fondamentali. Egli crede fortemente nel potere rivoluzionario e ispiratore dell’arte e nella necessità che tutti possano accedere alle opere d’arte e fruire del loro valore pedagogico.