Il Rinascimento come ispirazione
Royal Academy, Grosvenor Gallery, New Gallery
Con l’esposizione alla Royal Academy nel 1870 di The Knight Errant (Il cavaliere errante) John Everett Millais aveva suscitato lo sconcerto della critica per l’intenso naturalismo di quel nudo femminile di grandi dimensioni, che turbava la morale dell’epoca. Diversamente, la pubblicistica non ebbe nulla da obiettare di fronte allo stesso soggetto – una donna legata e nuda – trattato da Edward John Poynter nell’Andromeda, in quanto incarnazione di una bellezza universale il cui modello risaliva all’antichità greca.
Soltanto l’anno prima Poynter aveva ottenuto la nomina a membro della Royal Academy con The Prodigal Son (Il figlio prodigo), che rivelava nella chiarezza della forma e del disegno l’educazione accademica ricevuta a Parigi, ma che sapeva toccare le corde emotive del pubblico, presentando una scena commovente e di alto significato morale.
Tuttavia, se la Royal Academy restava il luogo deputato ad accogliere e a tramandare questa “bella pittura”, condotta nei dettami di una stesura liscia e levigata, spesso attraverso l’esempio della tradizione, verso la fine degli anni Settanta una nuova sede espositiva alternativa sfidò la sua egemonia. Fondata nel 1877, in Bond Street, da Sir Coutts Lindsay e da sua moglie Lady Caroline Fitzroy, la Grosvenor Gallery si impose immediatamente quale centro dell’Estetismo, luogo alla moda molto frequentato dall’aristocrazia e dall’alta borghesia londinese. La raffinatezza degli ambienti di questo vero e proprio “palace of art”, il modo di presentare le opere – non più disposte alle pareti lungo tutta l’altezza, ma collocate singolarmente per incoraggiarne la visione contemplativa – avevano contribuito al successo della galleria che, sebbene avesse finalità commerciali, proponeva ai suoi visitatori un’esperienza di visita fondata sul godimento estetico.
Fin dalla mostra inaugurale del 1877 – un evento epocale per l’arte britannica – vi esposero artisti considerati anti-establishment, come Walter Crane e Burne-Jones, William Holman Hunt e John Everett Millais, ma anche molti altri artisti che inviavano regolarmente le loro opere alla Royal Academy, tra i quali Lawrence Alma-Tadema, Edward Poynter e Frederic Leighton. La Grosvenor, inoltre, incoraggiò la presenza delle artiste donne, che vi esposero regolarmente.
Per dieci anni la galleria godette di un successo strepitoso, che si incrinò nel 1887, quando i due direttori Joseph Comyns Carr e Charles Edward Hallé, in contrasto con Lindsay, la lasciarono per fondare l’anno dopo la New Gallery, raccogliendo l’eredità della Grosvenor e conquistandosi immediatamente il sostegno di molti importanti artisti preraffaelliti.
L’ispirazione rinascimentale divenne il denominatore comune degli artisti inglesi della nuova generazione, in gran parte discepoli del gruppo storico dei Preraffaelliti: da William Frederick Yeames, a Edmund Blair Leighton, da William Mitchell a Solomon.
The New Sculpture
Le ricerche condotte sulla scultura di Leighton, soprattutto i nudi maschili, ispirati alle più alte tradizioni di fusione e modellato del Rinascimento, segnarono la rinascita di quell’arte nell’Inghilterra vittoriana. Riconoscendo l’importanza di quell’esempio per un’intera generazione di artisti formatisi a partire dagli anni Settanta dell’Ottocento, in un articolo del 1876, il critico Edmund Gosse coniò per questo nascente movimento la definizione di “New Sculpture”.
Ne fu capofila Alfred Stevens. Le invenzioni di Stevens venivano propagandate attraverso la circolazione di riproduzioni in bronzo su piccola scala dei suoi principali gruppi allegorici, avviando una pratica ben presto utilizzata anche da molti altri artisti. Si diffuse anche in questo modo il suo stile vibrante, radicato nella tradizione ma nuovo e naturalistico, che coniugava riferimenti a Donatello e a Michelangelo, ammirati durante il periodo trascorso in Italia, allievo a Roma di Bertel Thorvaldsen.
Ma nella formazione di un moderno orientamento nella scultura fu determinante anche la presenza a Londra degli scultori francesi Jules Dalou, amico di Auguste Rodin, in fuga da Parigi dopo aver preso parte all’esperienza della Comune, e Alphonse Legros, che negli anni Ottanta dell’Ottocento introdusse medaglie con ritratti in bronzo fuso ispirate all’amatissimo Pisanello, la cui delicatezza del trattamento superficiale ne precludeva un’ampia diffusione, rendendo l’esclusività parte del loro fascino.
Tra le sue allieve, Maria Cassavetti Zambaco fu scultrice di grande talento, capace di fissare la memoria durevole delle sue solitarie figure femminili antiche e moderne – Margherita di Prato e l’amica Marie Spartali Stillman – in una serie di medaglie di grandissima raffinatezza.
Il leader della New Sculpture fu Alfred Gilbert. Lo stesso Leighton fu molto colpito dalle sue prime opere, nel 1882 Gilbert aveva inviato alla Grosvenor Gallery Perseus Arming il primo di una serie di nudi maschili, e quell’anno colse l’opportunità di visitare il suo studio di Roma, dove lo scultore stava sviluppando con ottimi risultati la tecnica della fusione del bronzo a cera persa, riportandola in auge. Fu sempre Leighton a svolgere un ruolo cruciale nel ricondurre a Londra l’artista, che già nel 1883 espose alla Royal Academy Head of a Girl, specchio di uno stato d’animo, più che un ritratto, che inaugurava un nuovo corso della scultura, immaginifico e poetico, ma senza rinunciare ad una resa realistica. L’autore si assicurava così una rapida carriera negli ambienti ufficiali: invitato a partecipare all’Esposizione Universale del 1889, fu eletto alla Royal Academy nel 1892.