L’eredità della confraternita e la fascinazione di Botticelli

La rivalutazione della pittura di Botticelli nella cultura inglese aveva avuto inizio già nel Settecento, grazie ai resoconti dei viaggiatori del Grand Tour. Un’alacre attività di acquisti in Italia per conto dei musei londinesi vide tra i protagonisti Sir Charles Eastlake, artista e conoscitore e dal 1855 primo direttore della National Gallery nonché amico dei Preraffaelliti. Non meno importante fu la mostra allestita nel 1857 a Manchester, The Art Treasures of Great Britain, dove figuravano cinque quadri botticelliani.

Con la “Botticelli-mania” l’ispirazione alla pittura dell’artista pervase l’opera di svariati autori in età vittoriana generando fenomeni ben noti di reinterpretazione originale, in cui sulla maniera elegante e sinuosa di Botticelli si plasmava una narrativa spesso suggerita dai miti mediterranei e dalle saghe nordiche.

Non stupisce, dunque, che artisti più giovani come Robert Bateman, Walter Crane e Simeon Solomon cominciassero a seguire il suo esempio nell’esplorare aspetti meno noti della tradizione rinascimentale, sia attraverso la rielaborazione pressoché letterale di celebri quadri di Botticelli, sia ispirandosi ad altri grandi maestri fiorentini, da Masaccio e Beato Angelico a Luca Signorelli e Piero di Cosimo, studiati dal vero durante i loro viaggi in Italia o attraverso le acquisizioni della National Gallery.

Tra il 1859 e il 1860 Valentine Cameron Prinsep aveva visitato l’Italia in compagnia di Edward Burne-Jones riportando una viva impressione dell’arte del Cinquecento veneto. Dal soggiorno fiorentino del 1866 era nata un’opera emblematica di Simeon Solomon quale Amore in autunno, la cui atmosfera mistica ed estetizzante divenne il tratto distintivo della ricerca dell’artista fino alla sua produzione estrema. Allo stile di Botticelli si era ispirato anche Walter Crane per Diana ed Endimione, dipinto a Roma nell’inverno tra il 1882 e il 1883. Mentre le acquisizioni dell’arte rinascimentale italiana alla National Gallery di Londra incisero sullo stile di Robert Bateman, influenzato dagli schemi pittorici di Andrea Mantegna e Piero della Francesca.

Con un’inesausta vitalità, le opere dei maestri italiani continueranno ad esercitare il loro fascino ancora all’inizio del nuovo secolo: nel 1902, in una conferenza alla Society of Painters in Tempera, Christiana Jane Herringham non esitò a celebrare il Combattimento di Amore e Castità di Gherardo di Giovanni del Fora (1445/5 – 1497) – di cui aveva realizzato una copia perfetta – come uno dei migliori dipinti a tempera esposti alla National Gallery.