La prima persona con cui Dante si confronta durante il suo viaggio ultraterreno, nel quinto canto dell’Inferno, è Francesca da Rimini. Francesca è una donna che, intorno al 1275, ha tradito il proprio marito con il cognato. Un peccato, il suo, che normalmente per l’epoca non sarebbe stato facilmente tollerato e digerito. Eppure, è proprio con Lei che Dante si ferma a parlare prima che con qualsiasi altro dannato. A Lei, una donna che ha tradito il coniuge per amore, Dante concede la possibilità di motivare il suo gesto, di raccontare la sua e la loro storia.
Questa sorta di compassione che Dante rivolge a Francesca non è assoluzione: Francesca si trova tra le anime dell’Inferno, Dante non la sta perdonando ma si sofferma comunque dinanzi a Lei perchè riesce perfettamente a comprenderla e a immedesimarsi nella passione che l’ha resa peccatrice. Anche Dante, probabilmente, si sente fragile e impotente davanti alla passione amorosa che prova per la sua Beatrice. Una passione, quella di Francesca e Paolo e quella di Beatrice e Dante che prende forma e trova coraggio grazie alla potenza della poesia e della letteratura.
Dante, un uomo sposato, conosce i sentimenti che hanno spinto Francesca da Rimini a compiere il suo peccato di lussuria. Il Sommo Poeta sa che anche lui, con Beatrice, vi sarebbe potuto facilmente cadere in quel peccato: il semplice salutarla durante un loro incontro fortuito (come ritratto da Henry Holiday nel suo quadro “L’incontro immaginario fra Dante e Beatrice” esposto in mostra a Forlì) lo ha portato a scrivere un sonetto di 14 versi e la morte precoce di Lei lo ha, invece, ispirato a elaborare l’intera opera letteraria “Vita Nova”. Come Francesca, Dante avrebbe potuto muovere mari e monti per qualche istante da solo in compagnia della sua, da sempre, amata.
La sua musa nella vita terrena è, non a caso, anche colei che lo conduce sotto l’esperta guida di Virgilio nel viaggio attraverso l’Inferno e del Purgatorio e che diventa, essa stessa, sua luce guida in Paradiso.
Beatrice è, agli occhi di Dante, una donna perfetta che può condurlo fino al cospetto di Dio senza mai titubare. Il loro amore passa da amore terreno ad amore spirituale: Lei lo aiuta a comprendere appieno il viaggio che stanno compiendo insieme e, probabilmente, vi aggiunge valore e significato. Il percorso di Dante nell’Aldilà, senza l’incontro con Beatrice, non sarebbe stato altrettanto emozionante e, magari, non si sarebbe neppure avventurato nella Selva Oscura.
Beatrice, come risaputo ma troppo spesso dimenticato, non è l’unica donna nella vita del Padre di Dante. Il Poeta all’età di 18 anni sposa Gemma Donati, più giovane di lui di 4 anni, per scelta delle famiglie e per ragioni di convenienza. A quei tempi il ruolo di moglie era già di per sé piuttosto scomodo, e nel caso di Gemma ulteriore peso venne dato dal fatto di aver sposato un esule.
Generalmente il matrimonio tra Dante e Gemma viene ricondotto al topos diffuso per cui alla moglie spettava un ruolo importante ma scomodo, mentre l’amore, l’esser cantata dai poeti e l’esser ammirata spettava alle amanti. È forse per questo che Gemma non viene menzionata da Dante nei suoi poemi e non è oggetto dei suoi sonetti. Non è Lei a guidarlo attraverso il Paradiso né a emozionarlo con un solo cenno della mano. Gemma è la perfetta sintesi matrimoniale, non la donna a cui rivolgere il suo “Amor Cortese”.
Risulta quasi doloroso immaginare Gemma, con i figli che giocano allegri attorno a lei, che legge prose e poesie del suo Dante dedicate a un’altra donna sapendo che altre migliaia di persone le avrebbero lette e si sarebbero emozionate grazie a quei versi.
Non si sa molto della vita di Gemma, Dante nella Divina Commedia non inserisce menzioni esplicite alla sua vita e alla sua storia. Sappiamo tuttavia che fu lei a salvare i primi sette canti dell’Inferno dalla furia del “popolazzo” quando Dante venne condannato all’esilio, e fu sempre lei a far pervenire tali carte al Poeta perché potesse continuare l’opera.
Attraverso le storie dei personaggi e attraverso la scelta dei dannati a cui permette di parlare, trapelano informazioni importanti per il vissuto del Poeta. Oltre a Francesca da Rimini, Dante probabilmente si sentiva affine anche al Conte Ugolino di cui sembra comprendere appieno il dolore per non essere stato in grado di rimanere vicino ai propri figli, che rivedrà solo nel 1318 a Ravenna per un breve periodo prima della sua morte. Dante, a causa dell’esilio forzato, ha abbandonato Gemma e i loro figli in povertà risultando, così, incapace di dargli l’amore che meritavano.
Ci piace tuttavia pensare che il matrimonio tra Dante e Gemma fu meno infelice di quel che si crede e che, in mostra a Forlì, i visitatori riescano a non focalizzarsi solamente sull’amore idealizzato del Poeta per Beatrice. Speriamo, infatti, che i visitatori più attenti riescano a cogliere anche il differente amore di Dante per Gemma guardando le opere che rappresentano Ugolino in prigionia, accanto alla sua famiglia.
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