Ci sono tantissimi motivi per cui, dopo 700 anni dalla sua morte, Dante continua a essere una figura così importante per il nostro Paese. È considerato il padre della lingua italiana, ha saputo unire filosofia, politica, religione e cultura classica all’interno delle sue opere e la sua Divina Commedia è considerata uno dei più grandi capolavori letterari di sempre, in tutto il mondo.
Dante però, ha realizzato anche qualcos’altro che prima di lui nessuno aveva mai avuto il coraggio o la fantasia di fare: ha ridato una voce a chi non l’aveva più.
Altri avevano scritto di viaggi nell’Aldilà nella letteratura medievale. Nessun’altro, tuttavia, aveva incontrato persone con un nome, un cognome, una storia e una loro voce durante il proprio viaggio. Nella Divina Commedia Dante parla, dialoga e fa domande dirette alle anime di chi è morto nel mondo terreno.
Impossibile non essere travolti dalla curiosità e dalla voglia di partecipare a quei dialoghi. Leggendo i suoi canti, tutti dobbiamo aver desiderato, almeno una volta, di poterlo tirare per la manica della tunica rossa per dirgli: “Aspetta Dante! Continua a parlare a Pia! Chiedile qualcosa in più! Lei sapeva dell’amante di suo marito? Temeva sarebbe potuto succedere quello che le è successo?”
Dante ha costruito una seconda possibilità per le anime che più lo incuriosivano e per i protagonisti di fatti di cronaca che lo avevano particolarmente colpito. Fa sì che a queste persone sia dato altro tempo per poter dire la loro, un’ultima volta.
Dopo che Dante si è permesso di scomodare tutte quelle anime, condannate e /o beate, in molti lo hanno seguito. Ci sono film, canzoni e libri che seguono l’iniziativa del Poeta cercando, a loro volta, di mostrare il punto di vista dei defunti. In queste opere, le anime risultano spesso tormentate proprio perché nessuno sta tenendo in considerazione le loro questioni irrisolte né le sta ascoltando come loro vorrebbero e come Dante, invece, ha fatto lungo tutto il suo viaggio.
Dante, però, non è “solo” portavoce dell’Aldilà, lui seleziona con cura le anime di cui riportare il punto di vista “eterno”. Percorrendo Inferno, Purgatorio e Paradiso ne vede tante ma non tutte vengono scelte e non a tutte è concesso il dono dell’ultima parola. È sempre lui, inoltre, a decidere quanto queste anime possano dire, fino a dove possano spingersi nel raccontare i propri pensieri.
Un percorso eccezionale che forse più di qualcuno vorrebbe poter percorrere, almeno una volta, per rivedere le anime care perdute e, magari, a cui si sente ancora la necessità di dire qualcosa. Alcune, probabilmente, ci basterebbe salutarle da lontano, giusto un cenno per ricordare loro che le pensiamo. Per altre, invece, varrebbe la pena interrompere il viaggio per un po’, proprio come ha fatto Dante, soffermandosi a parlare di alcuni temi irrisolti.
E ancora a chi non piacerebbe una breve intervista tête-à-tête con i propri eroi contemporanei? Chi non vorrebbe scoprire se quel personaggio famoso, quello che tutti hanno sempre detestato, stia finalmente avendo quel che merita!
Insomma, confrontarsi con i cittadini dell’Aldilà dev’essere stato un momento unico, forse molto faticoso (Dante perlomeno si è addormentato più volte nel suo cammino!), ma, in ogni caso, un’esperienza che a tanti piacerebbe vivere.
Per provare a rispondere a questa necessità in Giappone hanno creato una cabina telefonica, chiamata “Kaze no Denwa” (letteralmente “la cabina del vento”), che sarebbe in grado, attraverso il suono del vento, di mettere in contatto chi alza la cornetta con le anime dei propri cari. Non sappiamo se questa cabina sia davvero in grado di metterci in contatto con chi non c’è più, di passargli i nostri messaggi o anche solo di alleviare le sofferenze per l’assenza dei nostri cari.
Sappiamo, però, che un Poeta 700 anni fa ha raccontato il suo incontro con le anime in modo così incredibile che a Forlì gli hanno dedicato un’intera mostra. Forse, per capire meglio come abbia fatto, non resta che andare a visitarla!