Il monumentale ciclo di arazzi che racconta la leggenda del Santo Graal

Uno dei più affascinanti capolavori presenti in mostra, sicuramente il più maestoso, è il ciclo di arazzi dedicati alla leggenda del Santo Graal realizzato dalla manifattura Morris&Co.

Oltre a rappresentare una delle narrazioni più popolari in epoca vittoriana, non solo in Inghilterra ma in tutta Europa – basti pensare alla storia d’amore peccaminoso di Paolo e Francesca influenzato dalla lettura dell’amore adulterino tra Ginevra, moglie di Artù, e Lancillotto -, questi arazzi sono una delle opere più esemplari nel rappresentare la capacità dell’arte Preraffaellita di fare confluire, su più livelli, l’apporto artistico moderno con l’ispirazione del passato, dai soggetti rappresentati fino ai materiali e le tecniche usate per la realizzazione in laboratorio.

Ma vediamo nel dettaglio la vicenda che viene raccontata in questa meravigliosa serie di opere artigianali datata 1898-1899, un viaggio che parte dalle realtà terrene della vita medievale per concludersi nel misticismo.

Partiamo con “Arming and Departure of the Knights”, ovvero “Armamento e partenza dei cavalieri”. Ci troviamo davanti alla porta di accesso a Camelot e qui vediamo Ginevra che porge uno scudo a Lancillotto in sella al suo cavallo. Accanto alla coppia scopriamo il resto della scuderia di cavalieri schierata in sella ai destrieri, tutti armati di spade, lance e pesanti armature complete di elmo, aiutati nella preparazione dalle dame di corte e pronti a partire alla volta dell’avventura.

La serie continua con due insuccessi: “The Failure of Sir Gawaine” e “The Failure of Sir Lancelot to Enter the Chapel”. Il primo “fallimento” ci racconta di Sir Gawaine e il compagno Sir Ywain, fermati da un angelo alla porta di una solitaria cappella per mancanza di fede. Mentre nel secondo possiamo notare Lancillotto addormentato e rimproverato da un altro angelo che, severo, impedisce al cavaliere di avvicinarsi.

Il più grande degli arazzi, sette metri di lunghezza, ci illustra la scena finale: “The Attainment: The Vision of the Holy Grail to Sir Galahad, Sir Bors, and Sir Perceval”. Le grandi dimensioni sembrano essere direttamente proporzionali alla maestosità del viaggio che ha portato i protagonisti, Sir Galahad, Sir Bors e Sir Perceval, al cospetto del Santo Graal, dopo aver attraversato un mare agitato.

Sir Bors e Sir Perceval sono raffigurati sulla parte sinistra, uno in piedi e l’altro in ginocchio, a distanza dal Graal, del quale riescono solo a intuire il lontano bagliore. 

Tre angeli dividono i due cavalieri da Sir Galahad, figlio di Lancillotto, circondato da bianchi gigli, simbolo di purezza, che si inginocchia davanti al santuario che ospita il Santo Graal.

È in quest’ultimo arazzo che si fondono i personaggi più noti della leggenda con chiari rimandi all’eucarestia cristiana, circondati, però, da un paesaggio che sembra richiamare quelli simbolisti di fine ‘800: una foresta buia, colma di tronchi aggrovigliati. Ancora una volta una coesistenza di stili e rimandi storici.

La meraviglia di questo capolavoro non si conclude con la bellezza con cui si palesa al pubblico ma è completata dall’originale tecnica di realizzazione, che combina tecniche moderne e antiche: i cartoni disegnati a mano da Burne-Jones furono prima ingranditi per via fotografica e successivamente elaborati dall’artista, integrati con motivi decorativi e floreali e infine realizzati in lana e seta da esperti tessitori ai telai.

In questo modo la tecnologia moderna si unisce ad un tipo di artigianato improntato volutamente al passato con un risultato finale eccezionale, che proietta questi arazzi verso la nuova dimensione dell’arte decorativa del Novecento.

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