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Dante, non ci sentiamo dalla scuola

Giugno, o forse luglio, di qualche anno fa. Non ricordo più nemmeno quanti. Era caldissimo e varcando la soglia di una porta, di quella porta, capivo finalmente cosa volesse dire “conquistare la libertà”. Migliaia di date, nomi, fatti, regole, declinazioni e formule iniziavano ad uscire dalla mia testa, fluttuando sopra i capelli e sparendo nell’azzurro più azzurro del mondo, del giorno più bello di sempre, perlomeno secondo i miei parametri dell’epoca.
Quel giorno, sulla porta del liceo, salutavo con orgoglio i più celebri protagonisti della storia e letteratura, personaggi che, tutto sommato, avevo conosciuto volentieri.
Ognuno di loro mi passava accanto, chi toccandomi con affetto la spalla, chi facendo finta di spararmi con una pistola improvvisata con le dita e chi, semplicemente, salutandomi in maniera più o meno definitiva con un cenno della mano: “Buongiorno signor Pirandello… viva, viva il lupo! La ringrazio!”, “Salve Manzoni, grazie anche a lei! Saluti a casa!”.
E li vedevo, così, sfilare verso il cancello d’ingresso, pronti anche loro per le vacanze in attesa di tornare sui libri ad inizio settembre.

Temporeggiando con aria serena e sognante, studiando per l’ultima volta la targa in marmo dell’istituto, all’improvviso, avvertii una presenza al mio fianco: “E così, hai finito anche tu. Eri l’ultimo della giornata.”
Avrei riconosciuto quell’inconfondibile accento toscano ovunque.
“Signor Alighieri, la ringrazio davvero, per tutto. Mi ha fatto… dannare, se mi concede il termine, ma… grazie, di cuore.”
“Oh, non ringraziarmi, non finisce qui. Presto avremo occasione di incontrarci di nuovo, non temere. Sarà ancora più bello, anche perché senza voto e giudizi. Tutto solamente nel nome dell’arte.”
“Ah sì, quando?”
“Presto, non temere.”
Due pacche sulla spalla e lo vidi sparire all’orizzonte, insieme al grosso naso aquilino.
“Ma quindi sa parlare anche senza terzine e versi endecasillabi…” mi venne da pensare, ironizzando.
Un ultimo veloce e surreale scambio, sicuramente frutto del caldo e della stanchezza.

Da allora ho sempre sentito parlare di lui: è ovunque nella nostra cultura, da Benigni a Venditti, fino a Carlo Verdone e ad opere di artisti più moderni come Jovanotti e Caparezza. C’è sempre e per sempre ci sarà.

Solo pensieri, ricordi e reminiscenze. Fino all’annuncio tanto atteso: i musei San Domenico di Forlì ospiteranno una mostra unica e straordinaria dedicata al Sommo Poeta. Ecco dove ci saremmo rivisti! Che tipo quel Dante, una mostra dedicata a lui e a tutte le sue opere… già, tutte le sue opere.

Ricordo la Divina Commedia e qualche protagonista incontrato tra i vari Canti ma… delle altre opere giusto i titoli. Chissà in quanti saranno nella mia stessa situazione: molti? Pochi? Siamo anime perdute, ormai.
Occorre ripassare, scandagliare tra i titoli che iniziano ad essere proposti tra le librerie delle città di tutta Italia in onore del 700º anniversario dalla morte di Dante.

Tornando indietro forse l’avrei studiato meglio o mi sarei dilungato un pochino di più in quella fugace chiacchierata fuori dal mio esame di maturità. Ma alla fine ero solo un ragazzo, ben lontano dal mezzo del cammino di mia vita.
Per fortuna ho un’ulteriore possibilità per approfondirlo, un vanto italiano proprio qui, a Forlì.

Beh, Dante, ci rivediamo presto, chissà se ti ricordi di me. Nel caso mi trovassi impreparato guarda e passa.

Approfondisci la mostra: Dante. La visione dell'arte

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