OGNI PITTORE DIPINGE SÉ STESSO

“Però usai di dire tra i miei amici, secondo la sentenza de’ poeti, quel Narcisso convertito in fiore essere della pittura stato inventore; ché già ove sia la pittura fiore d’ogni arte, ivi tutta la storia di Narcisso viene a proposito. Che dirai tu essere dipignere altra cosa che simile abracciare con arte quella ivi superficie del fonte?”

La pittura è il fiore dell’arte; e dipingere è abbracciare con lo sguardo ogni cosa specchiata. Quando nel suo De Pictura (1435), Leon Battista Alberti assume la metamorfosi floreale di Narciso e la connessa metafora dello specchio quale cifra del pittore e del dipingere, egli lega l’immagine, la forma esteriore alla conoscenza più profonda e rilegge la contemplazione-desiderio di bellezza di Narciso quale istanza e finalità del pittore.

Il mito di Narciso diviene nell’umanesimo fiorentino del Quattrocento figura della teoria dell’arte. Se a questa operazione genealogica si aggiunge il detto, attribuito da Angelo Poliziano, nei suoi Detti piacevoli (1477), a Cosimo il Vecchio, che “ogni pittore dipinge sé stesso”, allora il cerchio si chiude. Come Narciso contempla la sua immagine alla fonte, così l’artista si riflette nelle sue opere.

Fonte basilare per lo studio dell’arte centro-italiana, fra XIII e XVI secolo, le Vite di Giorgio Vasari si riallacciano al percorso di rivalutazione del ruolo sociale dell’artista, iniziato sin dal Medioevo. In linea con l’esempio dell’amico Paolo Giovio, anche in Vasari le effigi sono strettamente connesse al testo dedicato all’artista. Il rapporto tra immagine e scrittura caratterizza l’edizione del 1568 (qui esposta). Vennero predisposti dall’artista e dalla sua bottega appositi disegni, ispirati alle fisionomie, vere o presunte, derivate da svariate fonti, tradotti poi in incisioni a Venezia, da “mastro Cristofano”, il Coriolano.

Nel caso di Michelangelo, da Vasari assiduamente frequentato e per il quale poté contare sui ritratti in pittura di Giuliano Bugiardini e Jacopino del Conte, sulle medaglie di Leone Leoni e il busto di Daniele da Volterra, le sembianze dell’anziano Buonarroti sono verissime.