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La nave e il viaggio

I Greci furono dei grandi viaggiatori, tutta la loro vita è proiettata sul mare, e Ulisse nell’immaginario collettivo di tradizione umanistica, incarna il viaggiatore per eccellenza. La sua peregrinazione è tutta sul mare.

Quando lascia l’isola di Calipso lo fa su una zattera che costruisce lui stesso: “Come è grande il fondo di un’ampia nave da carico / che un uomo esperto dell’arte fabbrichi cavo / così grande Odisseo lo fece per l’ampia zattera: / Vi pose e fece dei fianchi fissandoli con fitti / puntelli: li completò poi con tavole lunghe: / La ristoppò tutt’intorno con giunchi di salice, / a riparo dal flutto: molto legno vi sparse. / Calipso, chiara fra le dee, portò intanto dei teli / per fare le vele: ed egli fece bene anche quelle. / Legò in essa le sartie, le drizze e le scotte; / poi, per mezzo di stanghe, la trasse nel mare lucente” (Od., V, 249-261). E naviga seguendo in mare le vie indicategli dagli astri (cfr. Od,. V, 270-278). Versi densi di significati e di significazioni, ma forse insufficienti per definire una “marineria omerica”. Le fonti storiche e archeologiche per la ricostruzione degli aspetti e delle conquiste compiute dall’ars nautica nell’antichità non sono poche; e tuttavia, il loro reperimento è privo di sistematicità. Non disponendo per la nautica antica di un trattato tecnico al pari di quelli per l’agricoltura (Varrone e Columella) e per l’architettura (Vitruvio). I relitti – una parte irrisoria rispetto alle imbarcazioni realizzate – ne sono la fonte privilegiata. La Sicilia, per la sua posizione privilegiata, fu partecipe sin dalla preistoria delle principali rotte che attraversano il Mediterraneo. Le fonti letterarie, a partire da Omero, tramandano di figure mitologiche che segnano le tappe di questi primi viaggi pioneristici nel continente nesiotico siceliota: dai ciclopi ai Lestrigoni, a Eracle, a Minosse in cerca della reggia di Cocalo sulle tracce di Dedalo…

I rapporti tra Greci e l’isola datano dall’Età del bronzo e si intensificano a partire dall’VIII secolo a.C. Nel 734 a.C. viene fondata Naxos, la più antica fondazione greca in Sicilia. A partire da questo momento prende avvio il grande fenomeno della “colonizzazione” dell’isola. Questa investe la Sicilia dalle coste: quella ionica, sulla quale vengono fondate Naxos e Siracusa. Le ultime colonie doriche vennero fondate da Greci delle isole più meridionali dell’Egeo, Creta, Rodi e Telo, presso foci fluviali, venuta meno l’accessibilità a porti naturali e in ragione di obiettivi nuovi, non più solo commerciali, quanto di sfruttamento agricolo, come nel caso di Gela, fondata nel 688 a.C.

La nave greca arcaica di Gela, eccezionale reperto, tra i più antichi, qui in mostra per la prima volta grazie alla generosa collaborazione della Regione Siciliana, attesta sia l’intensità politico- commerciale dei rapporti, sia la qualità tecnica di realizzazione di una imbarcazione di 17 metri.
Se i relitti rinvenuti nelle acque di Lilibeo (la nave punica e quella romana di Marausa di cui qui esponiamo i rostra), Camarina e Gela forniscono puntuali indicazioni circa i carichi e, quindi, i commerci e le rotte e la vita di bordo. Grazie al Parco archeologico di Gela, e alle Soprintendenze di Caltanissetta e del mare, vengono qui documentati alcuni preziosi oggetti di carico. Alcuni appartenenti alla stessa nave arcaica, altri ritrovati nella stessa area, come i favolosi e rarissimi lingotti di oricalco, l’oro di Atlantide, di cui parla Platone nel suo ultimo dialogo, Crizia.