L’intatta bellezza del paesaggio italiano
All’indomani dell’Unità d’Italia il genere “antico” del paesaggio continua a essere un terreno di incredibili sperimentazioni incentrate sul “vero” di natura, soprattutto ad opera dei Macchiaioli toscani. Alla vigilia di queste nuove esperienze la tradizione romantica ha i suoi ultimi, importanti esiti in alcuni paesaggi del torinese Giuseppe Camino. Il diradarsi di un temporale è, nell’impegno del grande formato, una commovente elegia incentrata su lunghe prospettive e dissolvenze atmosferiche ancora di suggestione romantica. In quegli stessi anni, su un altro versante, un ruolo fondamentale nella formulazione delle teorie macchiaiole, anche in virtù dei suoi rapporti con il mondo inglese, è giocato dal romano Nino Costa.
Il primato della luce e del colore, visti come elementi in grado di rendere fedelmente la natura, ha ancora una ampia fortuna nell’Ottocento avanzato, come documentano alcuni dei dipinti qui esposti. Ma per la conquista di una nuova visione davvero sperimentale è necessario attendere l’affermarsi anche nel paesaggio della tecnica divisionista nell’Italia settentrionale dei primi anni Novanta, grazie in primis al talento di Segantini.
Al di là delle singole esperienze i paesaggisti restano coloro che, come Carducci, Pascoli e D’Annunzio in letteratura, celebrano le bellezze naturalistiche del “bel paese”, allora ancora incontaminato nonostante la comparsa di un nuovo protagonista. Emblema identitario della riunificazione del paese e icona del progresso, il treno inizia a intaccare la millenaria integrità del suolo italiano.