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1911: Dalla mostra del ritratto alle nuove sperimentazioni

Nel 1911, tra le molte iniziative previste per le celebrazioni del cinquantenario dell’Unità d’Italia, a Firenze si tiene a Palazzo Vecchio la Mostra del Ritratto italiano dalla fine del sec. XVI all’anno 1861. Ugo Ojetti ne è l’ideatore e il regista. La mostra vuole esaltare le origini comuni delle diverse anime di un’Italia giovane e composita, mostrando al pubblico contemporaneo il volto antico della nazione attraverso i volti degli artisti, dei protagonisti e delle figure che ne hanno segnato la storia, le sorti, il progresso ma anche i momenti più oscuri. Con un singolare ma ingegnoso processo di assimilazione, gli antichi fautori della frammentazione provinciale e dell’asservimento allo straniero che per secoli avevano umiliato il paese sono così ricondotti nelle maglie del controverso processo di unificazione. La diversità e il pluralismo sono celebrati come ricchezza e non più additati come ostacoli.

Ma mentre le istituzioni commemorano in termini così aulici la tradizione cosa sta accadendo nella fucina dell’arte contemporanea? Lo documentano i ritratti (lo stesso genere artistico che fu messo in scena a Palazzo Vecchio) dipinti da alcuni di quegli artisti – tra i quali Balla e Boccioni – che hanno condotto per mano le arti italiane dentro il XX secolo. Sono opere compiute con la tecnica divisionista, l’eredità più alta e rivoluzionaria che l’Ottocento italiano consegna ai giovani futuristi per farne il linguaggio della nuova avanguardia con la quale l’Italia entra definitivamente nella modernità.