Sublime e romantica

Mengs, Canova, Hayez

Pompeo Batoni, ultimo protagonista della grande tradizione classicista e Anthon Raphael Mengs, iniziatore e teorico del Neoclassicismo, hanno fatto della rappresentazione della Maddalena un tema centrale della loro ricerca espressiva. La sua figura è tuttavia proiettata in contesti diversi. Da un lato, entrando con una forte carica umana e sentimentale, rivisitano la narrazione evangelica; dall’altro, raffigurando il tema della penitente all’aperto e in tutta la sua sensuale nudità, la privano di ogni connotazione propriamente religiosa.

Sulla loro scia si pone Antonio Canova impadronendosi di questo tradizionale e seducente soggetto pittorico per dimostrare, in una esaltante sfida tra la pittura e la scultura, le possibilità di quest’ultima di estendere i propri confini espressivi e riuscire a rendere effetti cromatici e luminosi che gli sembravano preclusi. La Maddalena di Canova, vera e propria opera di culto in epoca romantica, ha avuto una enorme popolarità e ha suggestionato molti pittori e scultori.

Questa statua, mirabile per un virtuosismo particolarmente impressionante – la resa trasparente delle lacrime scolpite – diventava l’emblema della poetica di Canova, capace di trasfigurare e come smaterializzare il marmo. Anche rispetto ad altre e altrettanto celebrate creazioni canoviane, la Maddalena impressionò e fu oggetto di discussione per la sfida che lo scultore aveva ingaggiato con la pittura. Anche l’altra versione, la Maddalena giacente, nota attraverso il modello in gesso di Possagno, rappresenta un’originale declinazione del motivo giacente, già molto presente in pittura, e nel suo estenuato languore reinterpreta le suggestioni della Beata Ludovica Albertoni di Bernini.

La reinterpretazione più originale della Maddalena canoviana si deve ad Hayez, che con la sua magnifica Santa Maria Maddalena penitente nel deserto, fa della più celebre delle peccatrici una vera e propria eroina romantica. Di fronte a questa figura di prorompente sensualità, dove i rimandi agli antichi maestri – tra Tiziano e Guercino – venivano risolti in uno sconcertante confronto con il vero, il pubblico dovette rimanere abbagliato.