Eremita e penitente, dal modello egiziaco a Bill Viola
NELLA PROSPETTIVA UMANISTICA DEL QUATTROCENTO
Lungo il Quattrocento, nei diversi materiali della scultura, la figura penitente, oramai semantizzata sui modelli classici, vive tuttavia momenti di patetismo e di torsione spirituale profondi, come nel San Giovanni Battista, nel San Girolamo e soprattutto nella Maddalena eremita di Donatello.
Anche qui, la derivazione iconografica appartiene al racconto oramai sovrapposto di Maria Egiziaca e darà vita, nel breve volger di un decennio, alla diffusione del modello eremitico, in opere consimili a quella donatelliana, come quelle realizzate da Desiderio da Settignano, Neri di Bicci, Agnolo di Polo e Andrea Cavalcanti. Una elaborazione figurativa che comprende ampiamente anche la pittura, espressa in capolavori quali la Maddalena portata in cielo dagli angeli di Antonio del Pollaiolo, o i tre santi eremiti di Jacopo del Sellaio.
Pur non raggiungendo l’efficacia espressiva donatelliana, la resa stilistica è quella di un corpo provato «dai digiuni e dall’astinenza», come già annotava Vasari. Suprema eremita penitente, il corpo sfiorito, le ossa velate, interamente rivestita dei lunghi capelli selvatici, così ci appare la Maddalena in questa variante figurativa che si affiancherà alla diversa immagine di una figura cortese che volge nel contempo dal lascito agiografico al ritratto. Ma l’umanesimo riformatore ce la consegna anche come anacoreta. Corda e stoppa. Una fiaccola ardente, vivente, come l’amore che l’ha consunta e redenta.
“Acceptance” da Donatello a Bill Viola
Nel 2017, nella Cappella delle reliquie del Museo dell’Opera del Duomo a Firenze, Acceptance è stata posta in ideale dialogo con la Maddalena di Donatello: in entrambe ricorre il senso di sacrificio rituale del corpo, discinto e scarno, e l’acqua, che in Acceptance scorre sulle membra, sembra bagnare i lunghi capelli di Maria di Magdala in un percorso di penitenza che si muove dall’indeterminatezza del peccato, al perdono e all’accettazione fino all’ascesa, nella luce della redenzione di una rinnovata condizione spirituale.
“L’acqua è centrale nel mio mondo – spiega Bill Viola – è la vita, ma può anche distruggerla, mi aiuta a dire: vai oltre la superficie delle cose, punta alla loro anima”. Viola la include tra gli elementi principali della sua ricerca, che verte sulla comprensione dell’esistenza umana e dei concetti di coscienza e memoria, vita, nascita e morte, indagati attraverso il video e la tecnica della slow motion, vera e propria firma distintiva che, modificando la percezione del tempo, rende ‘visibile l’invisibile’.
Scrive l’artista: “Acceptance fa parte della serie Transfigurations, che riflette sullo scorrere del tempo e sul processo di trasformazione dell’interiorità umana”.