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Giotto e il rinnovamento dell’immagine

“Giotto rimutò l’arte del dipingere

di greco in latino

e ridusse al moderno;

ed ebbe l’arte più compiuta

che avessi mai più nessuno”.

(Cennino Cennini, Libro dell’arte, 1390 circa)

Giotto impone all’arte europea sul finire del XII secolo e nei primi trent’anni del XIV, una nuova rappresentazione naturale e narrativa delle cose e delle figure.

Le storie, i personaggi e le emozioni superano le norme convenzionali della tradizione bizantina. Ogni figura entra naturalmente nello spazio e assume volumi prospettici, ben oltre la frontalità lineare. L’uso della prospettiva a volo d’uccello, la forza scultorea della figura umana e la sua monumentalità, inserite su sfondi naturali e spazi architettonici tridimensionali, ne consentono e ne impongono la centralità.

La figura umana, ritratta da sola o in gruppo è protagonista del proprio destino.

Anche il paesaggio partecipa alla scena narrativa, sia dal punto di vista delle linee prospettiche, che focalizzano il centro dell’azione, sia come amplificazione delle emozioni, come nelle scene del Compianto su Cristo morto, agli Scrovegni e nella Cappella della Maddalena ad Assisi.

La profondità a scalare dei gruppi dei personaggi, disposti su diversi piani, consentono di raggiungere un patetismo e una partecipazione emotiva dello spettatore del tutto sconosciute.

Le scelte cromatiche (si pensi al rosso cupo della veste della Maddalena, quasi un acuto, nel Noli me tangere di Assisi), la ricerca di un colore sempre più luminoso, i cambiamenti repentini di registro descrittivo conferiscono alla pittura di Giotto una raffinata e inedita espressività.