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Espressioni novecentesche

la protesta e il dolore

Nel Novecento la religiosità dell’arte non possiede più lo statuto iconico e contemplativo del Medioevo. L’affinità elettiva è piuttosto col Rinascimento e le sue maniere, quale reinvenzione del dato umano, contaminando la storia religiosa con la vicenda della vita individuale e sociale, nonché con la coscienza contemporanea dell’artista e della sua esperienza del reale. Dopo il naturalismo ottocentesco si va perdendo il tratto narrativo e descrittivo della storia e l’artista moderno cerca una diversa sintesi, talora drammatica e partecipativa, talora metafisica e formale.

La figura della Maddalena ha avuto diverso corso nel secolo delle grandi tragedie. E tuttavia pur non venendo meno la rappresentazione della singola figura, si predilige la sua presenza in scene collettive. La crocifissione particolarmente. In fondo, ci dicono gli artisti, il Novecento è un “secolo crocifisso”. Ed è qui che la Maddalena, donna del nostro tempo, svolge il suo ruolo più significativo. Ella è l’emblema della com-passione dell’umano.

Così, la figura di Maddalena torna nelle visioni di Chagall, nell’esistenzialismo spirituale di Georges Rouault, nel crollo etico della società post-bellica, istoriata dall’espressionismo, fino al realismo già resistenziale di Guttuso e al nuovo umanesimo di Manzù e Fazzini. Il secolo italiano lo avevano aperto l’ultimo Morelli e l’ultimo Previati. Seguirà la nuova generazione dei Costetti, Dottori, Birolli, Zanini, De Chirico. E poi Crocetti, Melotti e Sassu.

Nella figura di una donna, espressione del dolore e della protesta quali chiavi identificative del nuovo tempo, il secolo Ventesimo ritrova il senso del mistero del vivere umano.