L’età di Zuccari e Barocci
Un rappresentante d’eccezione di questa congiuntura culturale fu il marchigiano Federico Zuccari, il quale, formatosi nella Roma di metà Cinquecento, lavorò per molte città dell’Italia centro-settentrionale, viaggiando senza sosta, ed esportando fino a Milano la sua nobile, sebbene a volte flebile, variante della tarda Maniera tosco-romana.
Ma il pittore che senz’altro seppe interpretare meglio di chiunque altro il nuovo clima culturale e religioso fu un altro maestro marchigiano: Federico Barocci. Questi, senza quasi mai lasciare l’amata Urbino, inviò pale d’altare di straordinario valore in alcuni dei maggiori centri artistici, da Roma a Milano.
Nella memorabile Deposizione dalla Croce della cattedrale di Perugia, Barocci aveva mostrato come fosse possibile allestire una complessa macchina compositiva, ricca di rimandi alla stagione più innovativa della Maniera (da Rosso Fiorentino a Daniele da Volterra), senza scadere in una intellettualistica ricerca di originalità a tutti i costi, e toccando invece le corde più sensibili della religiosità popolare.