Il rinnovamento evangelico degli “spirituali”

Reginald Pole, nato nel 1500, formatosi tra Oxford (dove conobbe umanisti come Thomas More) e Padova (dove frequentò Pietro Bembo), fu tra i massimi esponenti dell’ala riformatrice della Chiesa cattolica. A Venezia, nel monastero benedettino di San Giorgio Maggiore, Pole entrò in contatto con il nuovo metodo di esegesi biblica nato in Spagna ad opera di Juan de Valdés, che mirava ad un rapporto diretto, intimo, con le sacre scritture. Paolo III non aveva ancora aperto i lavori del Concilio di Trento, e la dottrina della giustificazione aveva corso per rivoli propri anche in Italia; nel 1543, sempre a Venezia, sarebbe stato pubblicato, anonimo, il trattato Beneficio di Cristo, uno dei testi chiave dell’Evangelismo italiano.

Ma la Chiesa di Roma si orientava a serrare i ranghi: i cosiddetti “spirituali”, che speravano di vedere riconosciute le proprie posizioni in un Concilio, sarebbero stati infine messi sotto accusa dall’Inquisizione Romana, fondata nel 1542, e nessun “compromesso” con le teorie sommariamente definite “luterane” venne infine raggiunto e tollerato.

L’inizio del quinto decennio fu quindi un momento di svolta: nel 1541 moriva a Napoli Valdés, seguito l’anno dopo da Gasparo Contarini, figura chiave nel Veneto del movimento degli “spirituali” all’interno del quale Pole aveva maturato il proprio pensiero religioso; sempre nel 1541 il prelato inglese (che aveva ricevuto il cappello cardinalizio da Paolo III nel 1536), venne nominato governatore del Patrimonium Petri e fissò la propria residenza a Viterbo.

Qui egli divenne l’anima della Ecclesia Vitebensis, un circolo nel quale si ritrovarono i sopravvissuti del movimento degli spirituali, a partire dalla nobile romana Vittoria Colonna, a sua volta vicina a Michelangelo.