Tra realtà e rappresentazione, un sogno borghese

In questi anni di cambiamento, che coincidono con l’ultimo quarto del secolo e il passaggio verso quello successivo, l’haute couture mantiene ben saldo il suo ruolo presso le élite, mentre le sartorie distribuite capillarmente in tutta Europa si occupano di diffondere la moda parigina presso clientele di diversi livelli sociali. Con la nascita dei grandi magazzini, che offrono merce diversificata per qualità e costo, si raggiungono poi fasce di mercato sempre più ampie, donne della piccola borghesia e degli strati popolari alla ricerca di un ideale di eleganza inteso come mezzo di distinzione e di miglioramento sociale.

In un clima che si allontana da forme costruite e costrittive per sperimentare uno stile più semplice e fluido tracciando una tendenza destinata a rivoluzionare la moda, Girolamo Induno ci restituisce con le sue Gioie materne, la citazione borghese di un ambiente nostalgico; mentre Capobianchi, con Il vestito giallo, illustra lo spirito della creatività sartoriale alla moda. E se Nunes Vais, con taglio fotografico fissa l’istante della curiosità femminile nel Passa il reggimento, Riccardo Nobili col Il Caffè Cornelio si sofferma sulla Firenze “parigina” degli anni Ottanta, dove la donna è oramai partecipe di questi spazi sociali alla moda, nei quali si riunivano artisti, scrittori e altre personalità di spicco della sfera politica e culturale.

In questo mondo – dove si assiste a un continuo cambio di toilette, per ogni occasione e a tutte le ore del giorno – se Giuseppe De Nittis è attratto dalla raffinatezza aristocratica e altoborghese, Matteo Corcos volge lo sguardo a ritrarre una femminilità sofisticata e celata, mentre il veneziano Federico Zandomeneghi, giunto a Parigi nel 1874, amico di Degas e Renoir, si fa interprete di un universo femminile di gioie intime e di delicata bellezza, tra sogni, desideri e quotidianità.