Ordine e realismo

Gli anni Venti sono anni complessi, tanto ruggenti e sfavillanti quanto inquieti e inquietanti. Il clima generale di incertezza sociale e politica dopo la tragedia della Grande Guerra si riflette nelle ricerche artistiche di questi anni. Nel clima europeo del ritorno all’ordine, si affermano movimenti, come la Metafisica, l’esperienza di “Valori Plastici”, il Novecento italiano e la poetica del Realismo magico, che recuperano temi e soluzioni formali della tradizione antica. Declinazioni diverse del medesimo concetto di moderna classicità. Ma soprattutto testimoniano il ritorno al mestiere dell’artista e una specifica declinazione di una temperie ‘neoclassica’, che ha tangenze con il gusto déco, ma anche di un ricercato arcaismo quattrocentesco e di ambigue atmosfere realistiche. “La tradizione è così forte in Italia – scrive Prezzolini nel 1921 – che gli italiani finiscono col non accorgersi che ci sia”.

Dall’ironia dell’Autoritratto di Reviglione al neo-quattrocentismo di Bucci e Donghi, al giorgionismo di Marussig, alla forma prospettica pierfrancescana di Oppi, la vita appare davvero come un gran vento che si va posando. Ma quella quiete è apparenza, come traspare nell’opera Allo specchio di Cagnaccio di San Pietro, dove l’immagine dell’attrice, apparentemente quieta, rimanda a uno spazio interiore di straniamento.

Ordine e realismo sono pertanto le parole che più di tutte esprimono al meglio l’arte di questo decennio, e che nel linguaggio della moda del tempo trovano i loro rispettivi equivalenti in semplicità e funzionalità. Concetti che identificano l’immagine della donna moderna del periodo postbellico, libera e emancipata, alla quale i creatori di moda – fra cui Coco Chanel e Jean Patou – dedicano in esclusiva un nuovo look contraddistinto da abiti leggeri e colorati, liberi da ogni forma di costrizione.