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Lo spazio pulsante della modernità

Con l’affermazione del Secondo Impero il dominio della Francia sulla moda europea si trasforma in supremazia assoluta, anche grazie all’ascesa di una borghesia finanziaria alla ricerca di segni in grado di esprimere lo status raggiunto. Ancor prima del 1864, quando viene nominato “sarto imperiale”, Charles Frédérick Worth, il padre riconosciuto della haute couture, aveva compreso l’importanza di rilanciare il lusso sfrenato in quel mondo di finzione e di ricercatezza. Ma soltanto nel 1867, con l’etichetta cucita sulle proprie creazioni, il suo nome – la sua firma – ottiene completa legittimazione al pari di quella di un artista, dal momento che le sue toilette erano composte – a suo dire – “come un’opera d’arte, come un quadro”.

In quel periodo, mentre si assiste al continuo volgere degli stili e delle silhouette, uno dei principali intenti programmatici degli artisti è quello di cogliere – come sosteneva il critico Edmond Duranty – “la nota speciale dell’individuo moderno, nei suoi abiti, con le sue abitudini sociali, in casa sua o per strada”, restituendo quindi anche quell’intreccio di significati che la moda era in grado di incarnare e comunicare nello spazio pulsante della metropoli moderna.

La sezione presenta una panoramica di artisti di grande valore espressivo i quali aderiscono al nuovo linguaggio impressionista ma in modo mediato, con una soluzione pittorica del tutto personale, tra glamour accademico e innovazione: da Jean Béraud a James Tissot, ad Alfred Stevens, a Jules-Victor Clairin, a Ferdinand Heilbuth, all’ispiratore di alcuni personaggi proustiani della Recherche Fernand Toussaint. Nelle loro opere, spesso i dettagli miniaturistici e la resa dei tessuti, quasi palpabile, restituiscono allo sguardo non solo la ricchezza dello status sociale di appartenenza, ma anche la più sottile e intima rappresentazione della figura femminile, declinandone (soprattutto in Tissot e Stevens) l’altalenante fortuna degli affetti, dall’amarezza del tradimento al dolore della separazione, alla fantasticheria, alla complicità: tutti stati d’animo che vengono illustrati nella teatrale narrazione pittorica degli atteggiamenti.