Dante e la riscoperta del medioevo

DAI NAZARENI AI MACCHIAIOLI

A partire dal Cinquecento, la potenza visionaria della Commedia venne fortemente associata a quella della pittura di Michelangelo, intravvedendo delle profonde affinità tra i due geni che alla fine del Settecento saranno oggetto di un vero e proprio culto, celebrati come i campioni dell’estetica del sublime. Il michelangiolesco Giudizio Universale fu oggetto di particolare interesse per gli artisti che incominciavano a riscoprire la suggestiva bellezza dell’arte del Medioevo.

A partire dall’ Ottocento, Dante, nuovamente letto e apprezzato, divenne una sorta di guida per i viaggiatori in Italia, la chiave per accedere, nel momento in cui si passava dalla tradizione dell’antichità classica alla nuova percezione dell’antichità cristiana, ai segreti misteriosi e agli incanti del mondo medievale, racchiusi in alcuni luoghi e monumenti emblematici. Tra questi divenne una sorta di santuario, universalmente ammirato e frequentato, il Camposanto di Pisa, i cui grandiosi affreschi sembravano il più suggestivo corrispettivo pittorico, sia per i soggetti sia per lo stile, della Commedia. La loro immagine, fedelmente riprodotta nelle magnifiche incisioni colorate di Lasinio, circolerà a lungo in Europa.

Ai maestri del Camposanto di Pisa e a Michelangelo si ispirarono i Nazareni e in particolare il loro capofila Anton Koch che, dopo aver dedicato a Dante una straordinaria produzione grafica, tra il 1825 e il 1828, ha affrescato gli episodi più significativi della Commedia nella Stanza di Dante nel celebre Casino Massimo a Roma.

Sulla sua scia ritroviamo un altro pittore tedesco, Vogel von Volgestein, che in una sorta di trittico, la cui forma ricorda la facciata istoriata del duomo di Orvieto, ha rappresentato per il granduca di Toscana Leopoldo II il trionfo di Dante.  Il monumento pisano e altri luoghi simbolo del Medioevo, come il palazzo del Bargello a Firenze, dove venne scoperto il supposto ritratto di Dante dipinto da Giotto, e la basilica di San Miniato al Monte, continueranno ad affascinare i pittori delle nuove generazioni come Pollastrini e i macchiaioli Cabianca e Abbati.