Marco Palmezzano. Il Rinascimento nelle Romagne
Museo Civico San Domenico Forlì
Piazza Guido da Montefeltro
Attesa e annunciata da tempo, preparata da anni di ricerche e restauri, la mostra dedicata a Marco Palmezzano ha aperto finalmente le porte a dicembre 2005. La prima retrospettiva completa che l’Italia abbia mai dedicato al grande maestro del Rinascimento è stata allestita dal 4 dicembre 2005 al 30 aprile 2006 (ma prorogata al 14 maggio), a Forlì nei locali riportati alla vita dello storico Complesso Monumentale di San Domenico.
In questi anni, i colori limpidi, dalla “purezza d’alabastro”, delle opere di Palmezzano sparse in Romagna e presenti nei più prestigiosi musei italiani e stranieri, sono emersi meravigliosamente sconvolgenti da una campagna di restauri che ha pochi precedenti per ampiezza ed organicità. A promuovere questo grande evento è stata la Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì in collaborazione con il Comune di Forlì, con i Musei Vaticani, la Diocesi di Forlì e le Soprintendenze di Bologna, di Brera in Milano e il Polo Museale di Firenze. La commissione scientifica che “firmava” la mostra era diretta da Antonio Paolucci e composta da Francesco Buranelli, Jadranka Bentini, Pier Giorgio Brigliadori, Gianfranco Brunelli, Matteo Ceriana, Anna Colombi Ferretti, Andrea Emiliani, Vincenzo Gheroldi, Gabriella Poma, Luciana Prati, Adriano Prosperi, Stefano Tumidei, Timothy Verdon, Giordano Viroli, Francesco Zaghini ed Ettore Torriani.
L’allestimento, che si snodava nelle grandi sale di quella che fu la Biblioteca del Convento dei Domenicani, recava le firme degli Studi Wilmotte & Associés (Parigi) e Lucchi & Biserni (Forlì). Più di 20 milioni di euro sono stati investiti per trasformare l’ex complesso conventuale di San Domenico, slabbrato dalle bombe, in una sede museale ed espositiva nuova per concezione e tecnologia, sede che proprio con la mostra è stata inaugurata. L’intero territorio forlivese, dall’Alpe di San Benedetto al mare, ovvero le cosiddette “Terre del Palmezzano”, è stato profondamente coinvolto in questa esposizione. La mostra (catalogo Silvana Editoriale) presentava sessantuno opere, spesso di grandi dimensioni, dislocate fra gli anni novanta del Quattrocento e i venti del Cinquecento. L’obiettivo era quello di documentare la lunga, prolifica attività del pittore attraverso i suoi svolgimenti stilistici, attraverso le opere più significative dei suoi maestri, e dei suoi affini, e dei suoi compagni di strada. Con Marco Palmezzano erano in mostra Melozzo da Forlì, Giovanni Bellini, Cima da Conegliano, il Perugino, Antoniazzo Romano, Marco Zoppo, Baldassarre Carrari, il Maestro dei Baldraccani, Francesco e Bernardino Zaganelli, Luca Longhi, Nicolò Rondinelli, Girolamo Marchesi, Bartolomeo Montagna e Girolamo Genga. “Lo stile di Marco Palmezzano – affermava Antonio Paolucci – è come una rosa dei venti i cui punti cardinali orientano verso i centri più significativi del Rinascimento padano e centro italiano. Alla base c’è Melozzo da Forlì con la sua interpretazione magniloquente e nobilmente retorica della poesia prospettica di Piero della Francesca e di Luca Pacioli, ma c’è anche il Giovanni Bellini della Pala di Pesaro e c’è, più in generale, la familiarità con la pittura veneziana contemporanea. Ci sono asprezze ferraresi e morbidi ritmi di matrice umbra. Ci sono tangenze e rispecchiamenti con gli artisti romagnoli contemporanei, da Niccolò Rondinelli a Baldassarre Carrari”.
Grazie a prestiti molto importanti (dai musei di Baltimora, Vienna, Dublino, dai Musei Vaticani, dagli Uffizi, da Brera, ecc.) la mostra ricostruiva il percorso di Marco Palmezzano, radunando per la prima volta dalla città e dal territorio di Forlì, dai musei italiani e stranieri il meglio della sua produzione. Un itinerario pittorico che ha ridisegnato la storia artistica delle Romagne fra XV e XVI secolo.